Roma, 15 ott – A breve emergeranno i dettagli della manovra economica del governo che si è immolato per la causa, per la salvezza dell’Italia e per evitare che questo paese divenga come Gotham nel film di Batman, come ebbe a dire un tizio che ha l’ardire di definirsi uno statista. La crisi che sta menando fendenti all’Italia, e per la quale il settore industriale nell’ultimo trimestre ha segnato un -1,8%, la vogliono affrontare con 3 miliardi di sgravi contributivi previsti per il 2020, attaccando così i contributi sociali a favore di servizi quali le pensioni e ignorando del tutto le imposte sul reddito e sul patrimonio.
Si tratta, dunque, di una puntura fatta ad un elefante che, nel nostro caso, rappresenta l’enorme corpo di tassazione cui sono soggetti le persone fisiche e le persone giuridiche.
Al contempo, l’idea di accorpare Imu e Tasi, con l’aliquota minima che passerebbe dallo 0,76 allo 0,86%, aumenterebbe la gigantesca pressione fiscale sugli immobili che già il signor Mario Monti triplicò con un tocco di bacchetta per fare contento chi chiedeva rigore a tutti i costi, condannando il settore immobiliare, e quelli ad esso uniti, a un periodo di buia recessione e stagnazione.
Confusione massima
Ad oggi, la Tasi viene fissata dai Comuni sulla base dei servizi offerti al cittadino, e per ora tale provvedimento può anche essere impugnato dinanzi al Tar. Con la riforma che sognano questi statisti allo sbaraglio, tutto ciò sparirebbe e otterremmo un aggravio dell’imposta che i cittadini debbono pagare. Maffeo Pantaleoni diceva che qualsiasi imbecille può andare al governo e inventarsi nuove tasse e, magari, nuovi metodi per farle pagare certamente a tutti. Più raro è invece il caso di colui che si impegna ad erogare buoni servizi senza però spremere il ceto produttivo e, in buona parte, i lavoratori dipendenti. Chissà a quale delle due categorie fanno parte alcuni soggetti che, dopo aver avallato un attacco fiscale di questo tipo, inventano misure nordcoreane sul carcere per tutti così da terrorizzare chiunque avesse intenzione di resistere a questo regime folle.
Il caos, detta alla Grillo imitando Joker, regna sovrano in questo governo nato non da un programma condiviso e apprezzato dalla maggioranza degli aventi diritto al voto bensì dalla mera esigenza di non sottoporsi al test elettorale data la certezza della disfatta. Tanto sono distanti da una qualsivoglia forma di rispetto per le idee altrui che neanche nascondono più il loro vero intento, ossia non consegnare il Paese a Salvini, come se gli unici degni di possedere le chiavi dell’Italia fossero loro. Il punto, da loro ignorato, è che il governo è un merito, un onore, esattamente come la cittadinanza.
Lorenzo Zuppini