Trieste, 1 lug – Con un’operazione quasi a sorpresa, nella giornata di ieri i Carabinieri del nucleo ecologico di Udine hanno, su ordinanza emessa dal tribunale di Gorizia, posto i sigilli su alcune aree dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone, con il risultato di paralizzare l’attività produttiva del sito. Il cantiere della provincia goriziana è il principale del gruppo ed in esso sono, al momento, in corso di realizzazione ben tre navi da crociera dal valore miliardario.
L’ipotesi di reato ascritta a Fincantieri è l’attività di gestione non autorizzata di rifiuti. Secondo gli inquirenti la società triestina avrebbe fornito un deposito temporaneo per lo stoccaggio di scarti di lavorazione da parte delle imprese subappaltatrici, senza però avere le necessarie autorizzazioni. La richiesta di sequestro era già stata avanzata di fronte al Gip ed in sede di Corte d’Appello, ma entrambi avevano rigettato l’istanza. Di parere contrario invece la Cassazione, che ha rinviato la questione al tribunale di Gorizia il quale, ribaltando l’orientamento precedente, si è poi espresso favorevolmente rispetto alla misura cautelare.
“Fincantieri, ferma restando l’intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell’attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone”, si legge in un comunicato ufficiale diramato nella tarda giornata di ieri.
Ad oggi i cancelli dello stabilimento sono dunque chiusi: 1500 i dipendenti diretti Fincantieri a casa, più altri 3000 delle 400 aziende che lavorano nell’indotto. Fincantieri ha, da parte sua, già avviato le procedure per richiedere la cassa integrazione.
La decisione ha lasciato sconcertato il mondo imprenditoriale italiano. Fincantieri è accusata di reati ambientali per la mancanza di un’autorizzazione di natura burocratica, ma questo sembra evidentemente sufficiente per apporre i sigilli a siti produttivi e determinarne la chiusura pur temporanea, con un aggravio di costi non indifferente.
Il provvedimento della magistratura friulana arriva a pochi giorni dalla conferma del sequestro dell’altoforno 2 dell’Ilva di Taranto, che rischia di compromettere l’acciaieria che già naviga a vista sull’orlo dell’abisso. Tanto basta per far prendere una dura posizione al presidente di Confindustria: “Direi che è un altro caso Ilva, un altro caso in cui sembra che non si voglia che le imprese operino in questo paese. E questa è una cosa particolarmente grave. Non si possono fermare 5000 persone che lavorano con un provvedimento di cui e’ difficile comprendere la ratio. Il 28 maggio scorso avevo parlato della famosa manina anti-imprese, con le notizie di questa mattina sono stato superato dalla realtà”, ha tuonato Giorgio Squinzi.
Filippo Burla
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