Roma, 7 mag – Un made in Italy che vince e convince. E fa segnare numeri record. E’ quanto emerge da uno studio condotto dalla Cgia di Mestre sulle nostre specializzazioni produttive, sempre più alla conquista del mondo.
“Il saldo commerciale del 2015 (dato dalla differenza tra l’export e l’import) dei prodotti ascrivibili al cosiddetto “made in Italy” è stato di ben 122,4 miliardi di euro. Un vero e proprio successo delle nostre specializzazioni produttive nel mondo che sono costituite soprattutto da quattro grandi aree merceologiche: l’automazione meccanica, l’abbigliamento-moda, l’arredo-casa e l’alimentare-bevande”, spiegano dalla Cgia. “Un risultato, quello raggiunto nel 2015 – continua la nota dell’associazione degli artigiani mestrini – comunque in linea con gli esiti toccati negli ultimi anni. Se nel 2009 il saldo positivo era sceso a 88,4 miliardi, nel 2010 è salito a 92,3 miliardi, nel 2011 a 103,7 miliardi, nel 2012 a 119,5, nel 2013 a 120,2 e nel 2014 a 122,3: un crescendo continuo che ha toccato il picco massimo nel 2015: 122,4 miliardi di euro“.
Analizzando i singoli comparti del made in Italy, la performance più rilevante è quella dei macchinari – dai motori alle turbine, dagli utensili ai compressori – che da sola, come categoria, ha registrato un saldo commerciale positivo vicino ai 50 miliardi. Sono 18 i miliardi di competenza del tessile, 7 quelli dell’industria del mobile e dell’arredamento, 6.5 per quanto riguarda l’elettronica.
Sono invece quasi 30 i miliardi, questa volta però in negativo, il saldo che riguarda gli “altri prodotti” che comprendono la chimica e la farmaceutica, i prodotti metallurgici, il tabacco.
“Il nostro made in Italy è prodotto prevalentemente dalle Pmi che grazie alla flessibilità, all’elevata specializzazione produttiva, alla cultura del buon gusto e del saper fare hanno conquistato il mondo in settori, come quello delle macchine, dove la ricerca, l’innovazione e la qualità del ciclo produttivo sono requisiti indispensabili per competere sul mercato”, spiega il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo. “Ma l’export – avverte il segretario della Cgia, Renato Mason – non è tutto. E’ sicuramente un indicatore importante, ma il nostro paese per riagganciare la ripresa ha bisogno di rilanciare soprattutto i consumi interni che in questi ultimi anni di crisi economica sono diminuiti di 6.5 punti percentuali”.
Filippo Burla
1 commento
Siamo sicuri che una parte di questo fatturato non sia di merci prodotte altrove e impacchettate in Italia per metterci il marchio che tira “made in Italy”???