Roma, 13 mar – In sette Stati membri dell’Unione Europea, i salari sono più bassi oggi di quanto non fossero otto anni fa. Lo rileva una ricerca pubblicata oggi dall’istituto associazione europea sindacati (ETUI) e dalla Confederazione europea dei sindacati (CES). La ricerca mostra anche che in 18 paesi dell’Unione europea i salari sono cresciuti molto più lentamente nel corso dei sette anni dopo la crisi che negli otto anni precedenti. Nei 7 anni tra il 2009 e il 2016, i salari reali (al netto dell’inflazione) sono diminuiti ogni anno in media del 3,1% in Grecia; di 1% in Croazia; 0,9% in Ungheria; 0,7% in Portogallo; 0,6% a Cipro; 0,4% nel Regno Unito, e 0,3% in Italia.
La crescita dei salari reali, nel periodo 2009-2016, è stata inferiore rispetto agli anni 2001-2008 in Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia , Slovenia, Spagna e Svezia. In particolare, è precipitata in Romania la crescita dei salari reali medi annui dall’11,2% del 2001-2008 allo 0,1% del 2009-2016, in Lituania dall’8,8 all’1% e in Lettonia dal 10,6 all’1,2%. Solo in 3 paesi – Germania, Polonia e Bulgaria – gli aumenti salariali reali del periodo 2009-2016 hanno superato quelli del 2001-2008.
E anche nel 2016, ora che i salari reali iniziano ad aumentare, sono in realtà diminuiti in Belgio e sono quasi stagnanti in Italia, Francia e Grecia. “È una notizia molto brutta, non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma anche per le imprese”, ha detto il segretario confederale Ces Esther Lynch. “Se i lavoratori hanno meno potere di spesa, ne risentono anche gli affari. È tempo per un vero e proprio recupero. I lavoratori di tutta Europa hanno bisogno di un aumento di stipendio”.
Roberto Derta