Roma, 22 feb – Timidi rialzi ma segnali ancora deboli. L’inflazione non sembra per il momento, nonostante qualche numero in positivo, poter giocare un ruolo sulle speranze di ripresa. Lo segnala l’Istat, nel suo bollettino mensile sull’andamento dei prezzi.
“A gennaio 2016, l’indice NIC (prezzi al consumo, ndr), al lordo dei tabacchi, diminuisce dello 0,2% rispetto a dicembre e aumenta dello 0,3% nei confronti di gennaio 2015 (era +0,1% a dicembre)”, spiegano dall’Istat. Segnale positivo rispetto al 2015, negativo invece con riferimento al termine dello scorso anno. Merito del Quantitative Easing e delle continue iniezioni di liquidità della Bce? Non proprio: “Il lieve rialzo dell’inflazione è principalmente imputabile al ridimensionamento della flessione dei Beni energetici non regolamentati”, indicano i tecnici dell’istituto, evidenziando come di fatto i saliscendi del prezzo del petrolio abbiano più effetti rispetto alla scuola di pensiero seguita anche da Draghi per cui l’inflazione sia un fatto esclusivamente monetario.
La mancata spinta data dall’inflazione alla possibilità di riprendere un cammino di crescita (non è un caso che oggi si parli solo di una generica “ripresa”) è dovuta al fatto che una bassa crescita dei prezzi – tutt’altro che negativa se perfino l’Eurotower dopo averla condannata in tutte le salse ora cerca disperatamente di rincorrerla – è indice di scarsa tendenza agli acquisti, soprattutto privati. “Al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l’inflazione di fondo sale a +0,8% (da +0,6% di dicembre) e quella al netto dei soli beni energetici passa a +0,8% (da +0,7% di dicembre)”, sottolineano sempre dall’Istat, segnalando un elemento positivo pur contemperato dalla diminuzione dello 0.3% per i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto.
Segnali negativi arrivato dalle grandi città: in dieci capoluoghi, fra cui fra cui Milano, Verona, Firenze, Bari e Palermo, si registra inflazione zero o addirittura deflazione come nel caso del centro pugliese, dove l’indice segna -0.3%. Non positiva anche la dinamica annuale: “L’inflazione acquisita per il 2016 è pari a -0,4%”.
Filippo Burla
1 commento
Ci si chiede dunque, quale può essere il rifugio sicuro per il denaro? Se comprare immobili è diventato non più un salvadanaio così certo essendo crollato il mercato causa crisi ed è diventata più onerosa la gestione tra imu tari ecc e l’investimento finanziario è sempre meno redditizio e sempre più rischioso, anche considerando i vecchi e nuovi scandali di truffe ai risparmiatori, si deve appunto essere ridotti a tenere i contanti sotto il materasso vecchia maniera?