Roma, 2 set – Possono una serie di diapositive presentate dal governo per gongolare dei suoi successi dare una mano all’industria? No, se i numeri sono preparati all’uso secondo bisogno. Ed in effetti, poi, quelli della realtà parlano chiaro, con la cassa integrazione ancora a correre, i dati sul lavoro che non sorridono per nulla e addirittura l’indice pmi che scende nella zona rossa.
Il purchasing manager’s index (pmi, appunto) è un indice, prodotto dalla società di consulenza Markit, il quale indica le previsioni, date da sondaggi condotti su un campione di responsabili dei reparti acquisti del settore industria, in merito a crescita o contrazione dell’attività di queste ultime. La logica è la seguente: se l’azienda intende aumentare i propri acquisti è lecito che si attenda un ciclo in espansione e viceversa. Il pmi varia da 0 a 100, con 50 a tracciare la linea di confine fra valori “positivi” e valori “negativi”. Ebbene, con riferimento all’Italia, dopo quasi 20 mesi di valori al di sopra del 51, agosto 2016 per la prima volta riporta un calo, fermandosi a 49,8. Non troppo distante dal 50, si dirà, ma nello stesso periodo dell’anno scorso, cioé 12 mesi or sono, era in piena salute a quota 53,8, mentre solo un mese fa segnava 51,2. Il brusco calo è dovuto principalmente a due fattori: la riduzione dei nuovi ordini e il continuo calo dei prezzi alla produzione. Significa che, date le prospettive di un mercato nel quale la domanda rimane al palo, le imprese non sono incoraggiate a fare investimenti né a mantenere i livelli produttivi se poi non vi sarà possibilità di sbocchi. Da Markit parlano infatti di “rallentamento di fondo”, con tutte le conseguenze a cascata del caso, a partire (complice anche la riduzione degli incentivi) dalle assunzioni, il cui “tasso di crescita è rallentato, segnando ritmi modesti”.
Filippo Burla
1 commento
Del resto siamo in mano ai banchieri stranieri dal 1992, anno in cui traditori della patria, dopo avere eliminato dc e psi che si opponevano allo straniero,hanno svenduto le banche di interesse nazionale unicredit e banca intesa che dentengono la maggioranza di banca d’italia ora privata. Oggi abbiamo una BCE privata(come lo è dal 1913 la FED e dal 1700 la Banca d’inghilterra e cosi’ come lo sono la banca di francia, etc) che stampa carta a costo zero ,che noi riconosciamo come denaro al posto di una moneta nazionale prodotta dallo stato, e alla scadenza ci è richiesto di vendere i beni reali della nazione per ripagarli(e i proprietari delle banche centrali se li comperano loro i paesi) Per evitare proteste nel frattempo si promuove e finanzia la invasione di immigrati per far si’ che non vi sia nessun futuro diritto dei locali a richiedere con la nazionalizzazione quanto tolto con la truffa del signoraggio.Ovviamente i molti media da loro controllati hanno la funzione di nascondere questi fatti incontrovertibili con notiziette da dare in pasto giornalmente e di cui molte tendono a rovesciare la realta’ e a confondere il lettore o spettatore poco preparato.
Guarda caso dove lo stato puo’ sforare a piacimento rispetto ai parametri europei e’ sul denaro da dare a chi ospita immigrati che stanno oramai arrivando a migliaia al giorno!! Ovviamente tali soldi creati dal nulla da privati sono visti come una manna da chi ospita migranti e formano altro debito in maniera che saremo ancora piu’ schiavi dei banchieri stranieri e di cui ovviamente vorranno il pagamento indietro con altre svendite e anche con gli interessi!!!