Bruxelles, 17 lug – Dopo il voto del parlamento di Atene, anche l’Eurogruppo ha dato il via libera al primo passaggio del nuovo piano di salvataggio della Grecia. La Troika non si chiama più Troika, il Memorandum forse non si chiamerà più Memorandum, ma cambiando l’ordine dei fattori il risultato comunque non cambia.
Nella giornata di ieri, i ministri delle Finanze dell’area euro hanno raggiunto un accordo -non scontato, come ormai tutto ciò che riguarda la penisola ellenica- sull’utilizzo dell’Efsm, il meccanismo europeo di stabilità finanziaria. Tramite questo veicolo sarà erogato alla Grecia un prestito-ponte di 7 miliardi, necessario per Tsipras ed il suo ministro Tsakalotos al fine di rispettare le scadenze più urgenti. Fra queste, la più importante è quella del 20 luglio, quando si dovranno rimborsare 3.5 miliardi alla Banca centrale europea. Seguono poi un rimborso da 200 milioni al Fondo monetario internazionale (dopo però aver già saltato il pagamento di una rata) e altri 3.2 miliardi sempre alla Bce verso la fine del mese prossimo.
I 7 miliardi sono quindi appena sufficienti per i prossimi impegni, ma una volta esaurita la disponibilità del prestito-ponte arriverà il momento per la valutazione delle riforme che Atene è chiamata ora a portare ancora avanti. Una volta che verranno perfezionate, sono già pronti sul piatto altri 5 miliardi.
Intanto, anche l’istituto centrale guidato da Mario Draghi sta facendo la sua parte: sempre nella giornata di ieri, la Bce ha innalzato di altri 900 milioni la liquidità di emergenza per le banche greche, delle quali si attende la riapertura a breve dopo oltre due settimane di chiusure.
Filippo Burla
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