Roma, 10 mar – Sono bastati 3 minuti al colosso multinazionale Prysmian, leader mondiale nella produzione di cavi elettrici, con presidenza italiana, per dichiarare la chiusura immediata dell’ennesimo stabilimento della zona industriale di Ascoli Piceno. E’ successo il 27 Febbraio 2015. La multinazionale Prysmian Cables & Systems Ltd non è affatto un gruppo in crisi, basti pensare che ha chiuso lo scorso esercizio con un utile netto di 115 milioni di euro e di 153 milioni nell’esercizio precedente. E’ presente in 50 paesi del mondo ed ha un totale di 91 stabilimenti, di cui 9 in Italia.
La solidità del gruppo è stata sottolineata giust’appunto pochi mesi fa, da Matteo Renzi in persona che il 17 Novembre 2014 ha deciso di visitare lo stabilimento di Sidney dichiarando: “Un’azienda italiana può essere leader nel mondo se noi coinvolgiamo la gente a lavorare giorno dopo giorno in un grande progetto, grazie del vostro lavoro, grazie della vostra qualità. Prysmian oggi è una delle più importante aziende italiane, per cui oggi sono particolarmente felice, e neppure i giornalisti italiani comprendono bene l’importanza della Prysmian in tutto il mondo”.
Parole che sanno di beffa per i 120 lavoratori che l’azienda si appresta a lasciare a casa per motivi del tutto inspiegabili. Lo stabilimento di Ascoli ha raggiunto il premio produzione nel 2014 e diffusamente negli ultimi 15 anni. Giusto pochi giorni prima dell’annuncio, agli operai è stato proposto di investire il proprio TFR nelle azioni del gruppo (in constante crescita, ndr). La beffa poi diventa doppia se si scopre che il governo di Matteo Renzi ha finanziato il gruppo con 32 milioni di euro di soldi pubblici per l’impegno nel sud Italia.
E’ possibile che questi fondi non siano vincolati alla tutela dei lavoratori italiani e al mantenimento degli stabilimenti in funzione sul suolo nazionale? E’ possibile che un gruppo industriale possa ricevere 32 milioni dal governo e chiudere gli stabilimenti?
Monta la rabbia al Presidio permanente che i lavoratori hanno indetto e che ha incassato la solidarietà di tantissimi cittadini semplici che supportano una battaglia di dignità che però vede poche prospettive all’orizzonte.
La politica industriale nazionale è completamente assente. Una nazione che ha completamente abbandonato il comparto industriale, sulla cui crisi potremmo fare ormai migliaia di esempi. Una nazione che non riesce a vincolare neanche le aziende in forte attivo, che le finanzia per poi permettere loro di chiudere, delocalizzare e poi tornare a vendere i propri prodotti sul nostro suolo nazionale come se nulla fosse, mentre i governanti tessono le lodi dei dirigenti in cambio, magari, del finanziamento della prossima campagna elettorale.
Una nazione con la disoccupazione giovanile vicina al 50% dove la gente è ormai stanca di subire la dittatura del libero mercato, e le politiche miopi e servili dei vari governi. Una nazione la cui politica dovrebbe rimettere seriamente al centro il lavoro e la sua tutela, nell’interesse nazionale. Il lavoro nobilita l’uomo, diceva un proverbio, ma la disoccupazione e la mancanza di prospettive stanno uccidendo anche la dignità.
Giorgio Ferretti
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