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Gli Agnelli: una famiglia italiana. Solo quando si tratta di non pagare

by Walter Parisi
10 comments

agnelli fiatTorino, 26 lug – Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, abbandona l’Italia e se ne va in Olanda dove verrà stabilita sia la sede legale che fiscale. Una decisione simile ma non uguale a quella della FCA, società capogruppo del settore automobilistico che controlla sia Fiat che Chrysler e che è a sua volta controllata proprio dalla cassaforte di casa Agnelli, la Exor. Simile ma non uguale perché FCA ha stabilito la sede legale ad Amsterdam e quella fiscale a Londra mentre Exor entrambe le sedi in Olanda.

Tutte e due le società finanziarie hanno scelto di posizionare la sede legale in Olanda perché la legislazione societaria dei Paesi Bassi consente di introdurre il sistema del voto doppio che permette ai soci storici la possibilità di aumentare del 100 per cento il peso delle loro azioni in assemblea rendendo così necessaria una quota minore per il controllo della società. Mentre la differenza di sede fiscale è dettata da una volontà di risparmio fiscale che però non può essere perseguita solo in uno stato in quanto le tipologie principali di proventi soggetti a tassazione sono diversi tra Exor e FCA. Exor, come società finanziaria pura, produce per lo più plusvalenze e proprio una particolare disposizione normativa contenuta nel diritto tributario olandese prevede l’esenzione dalla tassazione delle plusvalenze patrimoniali derivate da investimenti in altre società. In genere, una partecipazione azionaria di almeno il 5% del capitale (o dei diritti di voto) viene considerata un investimento a cui si applica l’esenzione di partecipazione. Invece, per quanto riguarda FCA, che è pur sempre una società che gestisce le partecipazioni, ma è anche capogruppo del settore automobilistico, si è preferita la Gran Bretagna dove la corporate tax inglese è notevolmente inferiore all’imposta corrispondente italiana, l’IRES. Per il 2016, infatti, l’aliquota ordinaria della corporate tax inglese è pari al 20% (per profitti superiori a £ 1,500,000) mentre in Italia è del 27,5%. Ed anche l’anno prossimo, quando l’aliquota italiana dovrebbe scendere al 24%, la differenza di tassazione effettiva sarebbe più alta del 4% nominale a causa delle norme che regolano la formazione della base imponibile, ben più ampia in Italia.

Insomma, dopo l’ormai quasi totale delocalizzazione produttiva, la famiglia Agnelli – Elkann, è passata anche alla completa delocalizzazione legale e fiscale delle proprie società, a dimostrazione che l’italianità è un marchio da sbandierare quando si tratta di vendere prodotti ma da evitare come la peste quando si tratta di pagare le tasse. Evidentemente la famiglia più potente di Italia quando si è trattato di prendere (sussidi, cassa integrazione, appalti, visibilità) ha sempre sbandierato il proprio amor patrio, quando però si è trattato di mettere mano al portafoglio ha dimostrato il vero sentimento che prova per l’Italia: l’odio.

Walter Parisi

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10 comments

Paolo 26 Luglio 2016 - 2:38

Io credo e dichiaro che questa famglia, è stata una delle cause del declino del nostro paese.

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Pietro 26 Luglio 2016 - 2:43

La FIAT è un cancro dai tempi del Fascismo e loro intrecci in Svizzera con inglesi e francesi; a nessuno storico è stato permesso di controllare gli archivi della FIAT rilevanti quel periodo e nessuno sa come mai le fabbriche di Caproni furono bombardate con precisione e quelle della FIAT lasciate stare, una produceva mezzi aerei che rivaleggiavano con quelli stranieri,superandoli anche, e l’altra produceva mezzi vecchi di decenni.Ma grazie all’articolo 16 del Trattato di Parigi potevano fare un po’ che cazzo volevano, complice uno Stato Italiano servitore.

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Andre 26 Luglio 2016 - 8:38

“Comunichi al Senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che il lavoratore che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina.” Firmato, Benito Mussolini.

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Pietro Frignani 26 Luglio 2016 - 9:40

Avendo letto un po di storia degli anni 30 nel 1943 al tempo della RSI era prevista la nazionalizzazione della Fiat e di altre imprese strategiche per il paese,ad oggi con quello che si vede c’è molto da riflettere su pianificazioni fasciste e quelle pseudo capital socialiste dei nostri tempi.

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Nerio 27 Luglio 2016 - 10:44

La FIAT è sempre stata una colonna della nostra industria. E’ ciò è avvenuto soprattutto per volontà di Mussolini e di chi ha creduto nell’industria italiana. Chi dice il contrario è in malafede.
La FIAT sta all’Italia come la Volkswagen sta alla Germania. Noi guardiamo sempre tutto in un’ottica rancoroso-classista. Gli Agnelli sono ricchi quindi colpevoli. Sciocchezze.
Bisogna giudicare le cose in una prospettiva geopolitica: senza la grande industria sprofonderemo nel Terzo Mondo e la grande industria ha bisogno di grandi capitali; andate a vedere i fondi delle famiglie Piech, Porsche, Quandt in Germania.
Il problema vero è un altro: gli Agnelli non sono più gli “Agnelli” di Villar Perosa, ma agnellini fagocitati da un clan di ebrei franco-americani. Sono gli Elkann che comandano in casa Agnelli e stupisce che i lettori di Primato Nazionale non lo sappiano. GLI ELKANN CI HANNO SCIPPATO LA FIAT E NESSUNO PROTESTA: QUESTO E’ IL VERO SCANDALO, QUESTA E’ LA VERA IGNOMINIA PER TUTTI GLI AUTENTICI CAMERATI.

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Alessandro 28 Luglio 2016 - 9:02

La FIAT è sempre stata la capofila di quel gruppo di imprese italiane per le quali era la regola privatizzare gli utili e socializzare le perdite.
Ma di cosa sta parlando? Ha fatto più danni la famiglia Agnelli all’Italia che la grandine alla viglia della vendemmia a Montalcino….

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Paolo 28 Luglio 2016 - 12:53

No, si sbaglia.

Sbaglia a definire i motivi delle critiche, e sbaglia ancora di più nell’ accostamento storico tra i ruoli che le due case hanno avuto, nei rispettivi paesi.

La Fiat ha contribuito sì a creare un indotto, trascurando però il “piccolo” particolare che anzichè vincere la concorrenza (interna) con la qualità e la convenienza del prodotto, lo ha fatto grazie ai fortissimi e puntuali “aiutini” che riceveva dallo stato.

Risultato? Il resto dell’ industria automobilistica-meccanica nazionale, è stato progressivamente soffocato e fagocitato, grazie anche alla caratteristica (purtroppo, negativa) dell’ industria italiana, quasi sempre frazionata in piccole (o addirittura piccolissime) aziende, detentrici magari di know-how eccezionali ma non in grado di reggere la concorrenza delle multinazionali senza adeguato supporto protezionistico.
Quando però poi si è trattato di confrontarsi con la concorrenza reale delle case estere, la Fiat che ha fatto? Ha cominciato a perdere colpi, fino a quando non si è consegnata agli americani (che da decenni, si “lavoravano” la famiglia Agnelli precisamente a questo scopo).

Colonna dell’ industria italiana, sicuramente. Soprattutto per quanto concerne gli aspetti negativi tipici della conduzione della nostra economia.

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rino 27 Luglio 2016 - 10:53

E poi dicono che essendo italiani dovremmo acquistare automobili Fiat!
Questa azienda è stata la rovina dell’ingegno italiano in fatto di motori avendo acquistato per quattro soldi altri marchi gloriosi e riducendoli alla rovina..

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rino 27 Luglio 2016 - 11:20

Qualcuno in casa Agnelli deve essersi dimenticato di dire ai propri figli che un matrimonio di convenienza spesso non porta buoni frutti specialmente se si tratta di matrimonio tra religioni diverse.
Si è messo i serpenti in casa!! Basta vedere che fine hanno fatto alcuni figli ed Edoardo in particolare..
Come si dice: chi è causa del suo male, pianga se stesso!

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Turzo 28 Luglio 2016 - 12:31

sono lupi travestiti da AGNELLI!

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