Roma, 23 ott – Ci sono due step principali che ci separano dall’accaparramento di un tesoretto di 106,8 miliardi: il via libera dell’europarlamento al bilancio pluriennale (slittato a novembre) e l’accordo definitivo tra governo e Regioni sulla bozza di programmazione dei fondi 2014-2020.
Di questi, 24 miliardi provengono da fondi nazionali, 54.8 dal fondo di sviluppo e coesione sancito dalla legge di Stabilità e 28 da fondi europei.
Gli obbiettivi prioritari sono ben definiti: occupazione, innovazione e grandi infrastrutture. La strategia nazionale mira infatti ad incrementare l’occupazione sostenendo ricerca e p.m.i, le più martoriate da questo lungo periodo di crisi mentre per le infrastrutture spicca il campo dell’ambiente e dei trasporti.
Anche la ripartizione territoriale sembra nota, in media l’80% dei fondi sarà destinata al mezzogiorno ed il restante al Nord.
Ipotizzando che i fondi vengano approvati occorre ora capire come essi verranno utilizzati. L’Italia infatti non brilla in tal senso, peggio di noi fa solo la Romania. I dati della commissione europea dicono che i fondi vengono pagati al 44% contro un 57,7% di media europea. In questi giorni è in corso un riprogrammazione di 28 miliardi non spesi nel periodo 2007-2013.
Il ministro per la Coesione Territoriale, Carlo Trigilia, ha ammesso “problemi di riprogrammazione”, ribadendo la necessità di un cambio di direzione da parte del governo e che i programmi dovranno essere “davvero operativi”.
L’Italia non è certo nella situazione di perdere risorse di questa portata. Speriamo di non perdere possibili occasioni per risollevare la situazione!
Cesare Dragandana