Roma, 18 mar – L’ultima volta era accaduto nel 2010. Da quell’esercizio in avanti, fra inchieste capaci di azzerare la dirigenza almeno due volte, rettifiche di valore di attività e contrazione del quadro economico globale, Finmeccanica non aveva più chiuso un bilancio in utile. Nel 2014 l’inerzia al ribasso sembra invece essersi invertita. E la svolta è decisamente targata Mauro Moretti, l’amministratore delegato passato meno di un anno fa dalle Ferrovie alla guida della società pubblica dell’aerospazio, elettronica e difesa.
Confermando le previsioni fornite non più di una settimana fa, Finmeccanica comunica che nel 2014 la società ha realizzato un risultato ordinario di 70 milioni di euro, in miglioramento rispetto alla perdita di 649 milioni registrata nell’esercizio precedente. Nel 2013 il risultato netto ammontava a 74 milioni, effetto però solo delle plusvalenze legate alla cessione di Ansaldo Energia, che avevano portato nelle casse societarie ben 723 milioni, ribaltando così la perdita operativa. Nel 2014 si riduce il valore dell’ultimo rigo di bilancio (20 milioni), ma in assenza di operazioni straordinarie -che producono effetti contabili e non legati all’attività produttiva- possiamo dire che Finmeccanica è riuscita a riportare in positivo la sua gestione industriale.
“Risultati oltre le aspettative”, secondo Moretti, che sottolinea anche “la robusta performance” nei settori elettronica, elicotteri e aeronautica, i tradizionali punti di forza del gruppo. Di contro, invece, con riferimento alle cessioni, l’amministratore delegato ha fatto capire che la rotta tracciata non sarà invertita. Con riferimento ad AnsaldoBreda e Ansaldo Sts, la vendita ai giapponesi di Hitachi “è stato il miglior risultato possibile per tutti, azienda e dipendenti”. D’altronde, come più volte spiegato dallo stesso Moretti, Finmeccanica non può fare tutto. Nemmeno sopperire alla mancanza di una politica industriale da parte governativa. Analogo discorso per quanto riguarda la controllata americana Drs: “Se vogliamo migliorare il nostro posizionamento sul mercato Usa forse un partner industriale è la miglior soluzione”. In ogni caso, il messaggio che passa è chiaro: all’interno di Finmeccanica “non ci sono più vacche sacre” immuni da qualsivoglia percorso di razionalizzazione.
Nel 2014 si confermano in positivo tutte le principali voci economiche: i ricavi aumentano del 7.1%, l’Ebita (che misura la ricchezza prodotta dalla “semplice” gestione caratteristica ed è quindi indice oggettivo della solidità aziendale) del 23% da 878 milioni a un miliardo e 78 milioni, mentre diminuiscono gli oneri finanziari da 495 a 443 milioni. Aumentano anche gli ordini, superiori di quasi due miliardi rispetto alle previsioni e capaci di garantire alla società almeno due anni e mezzo di lavoro.
Analogo discorso anche per gli indici patrimoniali, con l’indebitamento di gruppo che si consolida attorno ai 3900 milioni di euro. Il patrimonio netto è invece in crescita di quasi 200 milioni, da 3679 a 3854 milioni.
“L’esercizio 2014 ha evidenziato una significativa inversione di tendenza nell’andamento del gruppo, con risultati significativamente superiori sia rispetto alle previsioni che rispetto al precedente esercizio sotto tutti i profili, con particolare riferimento all’andamento commerciale e alla redditività”, spiega la società in una nota.
Filippo Burla