Roma, 20 dicembre – Proprio in questo clima natalizio, nel quale si torna a parlare insistentemente di transizione ecologica ed energetica, la Nazione torna a fare i conti con i penalizzanti aumenti dei costi energetici. Nei dati ufficiali, reperibili anche in rete, la classifica degli aumenti percentuali sulla variazione dei prezzi dell’energia, ancora una volta trova il peso sulle spalle delle nazioni mediterranee. Negativamente in testa troviamo costantemente la Grecia, con un clamoroso aumento dei costi del 139%, per quanto riguarda i domestici, e del 315% per gli industriali. Segue la Spegna che, tra il primo semestre 2021 e lo stesso del 2022, si sta trovando un aumento del 90% sia sui domestici che sugli industriali. Terza classificata, non certo con lode, arriva la nostra povera Italia, da anni penalizzata da scarse politiche nel settore e rimpasti di governi che non permettono progetti virtuosi a medio-lungo termine nel campo. Se in confronto al primo semestre 2021, l’aumento dei costi domestici in Italia è stato del 87%, nel 2022 troviamo anche un vertiginoso aumento economico-energetico industriale del 150%. Ad eccezione dell’Olanda (+62% in campo domestico e +86% industriale), gli altri Paesi europei hanno accusato per di più aumenti inferiori al 50%. Ciò non vale però per il settore industriale dove, tra il primo semestre del 2021 e il primo del 2022, gli aumenti sono stati ben più impattanti per Stati come il Portogallo (79%), la Germania (+67%), l’Austria (63%) e la Svezia (58%).
Ancora una volta a pagare maggiormente sono le nazioni mediterranee
In protesta per questa situazione che, in una sorta di controtendenza climatica, trova le Nazioni più meridionali d’Europa penalizzate, nelle principali città italiane, CasaPound Italia ha dato vita a un’azione simbolica per denunciare le “miopi e inefficaci politiche portate avanti dall’UE che stanno trascinando l’Italia verso il baratro della deindustrializzazione”. L’azione di protesta ha visto i militanti posizionare valigie di cartone sotto i tralicci dell’energia elettrica, addobbati per l’occasione da alberi di Natale per richiamare l’attenzione sul rischio di una disoccupazione di massa, che potrebbe portare a disastrose conseguenze, compresa la scelta obbligata per cittadini e imprese di emigrare all’estero.
La protesta di CasaPound in tutta Italia
“Le politiche energetiche portate avanti da Bruxelles sono a dir poco suicide e avranno come unica conseguenza la distruzione di un tessuto imprenditoriale già provato dall’austerità prima e dai confinamenti negli ultimi anni. – afferma CasaPound in una nota – La situazione in cui ci ritroviamo è figlia di quella ‘transizione ecologica’ in nome della quale i prezzi alla produzione hanno iniziato a salire vertiginosamente, trascinate dall’aumento dei prezzi del gas naturale e dei diritti di emissione della CO2. La guerra in Ucraina e le tensioni sul mercato Ttf di Amsterdam, altra geniale intuizione comunitaria che ci ha esposto alla speculazione internazionale, hanno poi aggregato ulteriormente il quadro. Urge un radicale cambio di rotta, che spezzi anzitutto il furore ideologico con cui l’Ue vuole mostrarsi prona al paradigma dell’ambientalismo più talebano, In secondo luogo, dobbiamo tornare seriamente ad investire in una fonte, come quella nucleare, unica capace di garantire sicurezza energetica e stabilità dei prezzi nel medio-lungo termine. Senza di questo, l’unica ‘transizione’ sarà solo quella verso la povertà”.
Aldo Marzio
1 commento
E fuori dal caravanserraglio denominato “europa” vanno le risorse energetiche che giungevano a noi e viceversa diventeranno basilari input in sistemi a neo-capitalismo saccheggiatore sostenuti ovviamente pure da banche nostre (sic), arcinote. A quando l’ elenco delle banche europee presenti in forze in nazioni lontane? Basta contattare le camere di commercio locali, a volte addirittura doppiate per nazione ed avere un quadretto mondiale assai edificante… delle fregature in sviluppo per tutti. Questo indipendentemente dalla questione nucleare.