Roma, 8 lug – Cominciano a delinearsi le colonne portanti dell’asse politico tra l’ex premier Silvio Berlusconi e l’attuale presidente del consiglio Matteo Renzi. Niente di ambiguo e nulla di lasciato al caso, i sodalizi nella storia della politica italiana, dal dopoguerra ad oggi, hanno sempre prodotto i loro frutti – per i diretti interessati e per le consorterie a rimorchio e nulla più – alla faccia dei cittadini e degli interessi nazionali.
Ma veniamo ai fatti. L’annuncio ufficiale è arrivato poche ore fa: la compagnia spagnola Telefonica ha acquistato l’11,11% di Mediaset Premium portando il valore dell’intera società a 900 milioni. Gli stessi spagnoli contemporaneamente si portano a casa il 22% di Digital Plus, società che a sua volta controlla Mediaset Espana, al prezzo compreso tra 345 e 365 milioni. Tutta liquidità che si trasformerà in ossigeno per le casse del Biscione, e che servirà per rilanciare la pay tv di Mediaset e per aumentare gli investimenti anche delle reti generaliste.
Appare certo, a questo punto, che durante l’incontro tra Renzi e Berlusconi dello scorso 3 luglio si sia discusso anche di questo. Il perchè è presto detto.
Per Mediaset l”alleanza con gli spagnoli è fondamentale, perchè le permette di consolidare la sua presenza sul mercato iberico. Ma al contempo la questione investe anche l’Italia attraverso Telecom Italia attualmente controllata proprio da Telefonica per mezzo di Telco. Quest’ultima società appare come una scatola finanziaria al cui interno sono presenti al 33% Mediobanca, Generali e Intesa, ma che presto sarà dismessa per permettere agli spagnoli un maggior controllo di Telecom Italia.
Questa operazione, se ricordate, era stata oggetto di aspre polemiche politiche durante il governo Letta. Telecom controlla la rete telefonica italiana e questo aveva sollevato questioni di strategicità e parecchi dubbi sul fatto di consegnarla ad un operatore straniero. Lo stesso Enrico Letta si era pronunciato a favore di una normativa anti-scalate, mirata proprio a disincentivare la presa del controllo di Telefonica in Telecom.
Matteo Renzi non pare abbia intenzione di proseguire su questa strada. Anzi, l’incontro con Berlusconi è servito proprio per coadiuvare e agevolare il lento passaggio di Telecom nelle mani spagnole. Se l’attuale presidente del consiglio dovesse mettere i bastoni fra le ruote a Telefonica, l’affare con Mediaset potrebbe saltare. Affare di parecchi milioni di euro che già in passato, per bocca di Pier Silvio Berlusconi, era saltato per cercare di non acuire il conflitto di interessi del padre.
Il Biscione agogna questo accordo da tempo quindi, ed è anche vero che Matteo Renzi ha bisogno di un largo consenso in Parlamento per poter effettuare quelle riforme istituzionali tanto sbandierate durante queste settimane. Un accordo che molti bolleranno come inciucio all’ennesima potenza, ma che in realtà rispecchia il lento decadimento di una politica completamente esautorata dalla sua vera missione e che viceversa appare piegata se non guidata esclusivamente da interessi che vertono sempre su aspetti finanziari ed economici.
Silvio Berlusconi, per l’ennesima volta, nei giorni scorsi, si è espresso con parole di lode nei confronti di Matteo Renzi definito come “il migliore comunicatore dopo mio padre” e dichiarando di tifare per lui.
Berlusconi, già depotenziato ai tempi in cui uno scalpitante Sarkozy faceva volare i suoi jet sui cieli della Libia di Gheddafi, incapace di mediare e di difendere gli interessi nazionali e alcuni mesi dopo detronizzato, lui dice per colpa di un golpe, ma più prosaicamente per colpa della sua inettitudine, appare oggi come uno di quei sei personaggi in cerca d’autore di memoria pirandelliana. Con un solo appunto: nel suo caso manca completamente il passaggio dall’avere forma all’essere forma.
Giuseppe Maneggio
1 commento
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