Berlino, 22 gen – Un 2015 da incubo per Deutsche Bank, che si appresta a chiudere uno dei peggiori anni della sua esistenza. Il colosso tedesco, presentando i dati preliminari, fa un’amara sorpresa ai propri azionisti e alla Germania tutta, che sulla sua forza fa poggiare non poco della propria credibilità. Non che le difficoltà di Deutsche Bank fossero una novità, ma vederla nero su bianco fa sempre un certo effetto.
Nell’anno appena concluso, lo storico istituto d’oltralpe ha registrano una perdita record: 6.7 miliardi di euro, dei quali 5.8 per accantonamenti. Anche la Germania, la tanto virtuosa Germania che anche durante la crisi non ha quasi mai smesso di crescere, deve fare quindi i conti con svalutazioni di attività e non performing loans, i crediti deteriorati per i quali l’Italia è finita sotto una valanga speculativa nei giorni scorsi. Fra gli elementi di spicco si segnala l’indice Cet-1 (Common equity tier-1 ) che è calato dall’11.5% del terzo trimestre all’11% del quarto, un abisso rispetto al 14.57% del 2013 e del 13.40% del 2014. La banca insomma resta (per adesso) solida, ma è ancora sotto processo di ristrutturazione che prevede, fra le altre cose, oltre 30mila licenziamenti da qui al 2018, quando peraltro il già citato Cet1 dovrà toccare – da raccomandazione Bce – almeno il 12.5%.
Su Deutsche Bank pesa però un’incognita, che ha già costretto i vertici a mettere da parte somme miliardarie. E’ l’incognita delle cause legali, fra le quali l’ultima e più recente riguarda un contenzioso avviato negli Stati Uniti: l’istituto è accusato di aver, tramite un software installato sulla sua piattaforma Autobahn (autostrada), truffato migliaia di clienti a vantaggio della banca stessa. “La piattaforma sarebbe stata programmata in modo tale da ritardare gli ordini dei clienti e da rifiutarli se il mercato aveva preso una direzione sfavorevole all’istituto tedesco. Oppure, in altri casi, sarebbero stati effettuati ordini a un tasso più basso rispetto a quello precedentemente visualizzato dai clienti.”, spiegano da Radiocor – Il Sole 24 Ore. Ancora la virtuosa, solerte, corretta e austera (soprattutto in casa degli altri) Germania.
Filippo Burla