Roma, 27 Feb – Non è bastata nemmeno l’impennata natalizia a riassettare il tragico bilancio dei consumi interni nel nostro Paese. Anche perchè, come impennata non è stata un gran ché, visto che si è contratta dello 0,3% rispetto all’anno scorso. Troppo poco per risollevare un “buco” del 3% circa, equivalente a svariate decine di miliardi di euro. Il calo più imponente dal 1990, secondo l’Istat. E non perchè nel 1990 sia andata peggio: solo perchè fino ad allora il trend era sempre in positivo, e certe misurazioni non si facevano proprio. Scorporando i dati si vede come a pagare maggiormente il peso della crisi (ma purtroppo non ci voleva l’Istat per accorgersene) sia il piccolo commercio, che perde quasi il 4%, mentre i soli ad incrementare il volume di affari sono soltanto i discount: merci di bassa qualità a basso costo, per un popolo che comincia a risparmiare anche sui beni di prima necessità.
Su base generale, gli Italiani stanno anche smettendo di imp0rtare: in questo settore il calo è ancora più vistoso, e supera il 5% (-12% su base tendenziale). Anche le esportazioni sono in sofferenza: un paese con un mercato interno sempre più debole non riesce nemmeno ad essere competitivo sul mercato mondiale. Ed ecco che le esportazioni calano dell’1.1% (-2.7% sul tendenziale). E’ il Codacons a dare una misura economica reale alle percentuali dell’Istat: “Tra il 2012 e il 2013 gli acquisti delle famiglie sono calati complessivamente del 5,8% bruciando la bellezza di 40,8 miliardi di euro. Il 2013 è stato senza dubbio l’anno nero per le vendite, commercio e consumi delle famiglie. La riprova arriva anche dalla fortissima riduzione in settori primari come gli alimentari.”
Confesercenti interviene in una nota: “Ormai siamo all’emergenza nazionale. La flessione record delle vendite nel 2013 certifica il terzo anno consecutivo il crollo della domanda interna. Nel solo commercio al dettaglio abbiamo registrato la cessazione di 46.061 imprese, per un saldo finale di 18.618 unità in meno. ”
Francesco Benedetti