Roma, 7 mar – Come se fossimo tornati indietro più di vent’anni, al 1997. Mentre il Pil, nella migliore delle ipotesi, è paragonabile a quello di inizio millennio, il livello di spesa degli italiani arretra ai dati di fine anni ’90. Un vero e proprio bollettino di guerra quello che fa Confesercenti sui danni del Covid.
I drammatici dati di Confesercenti sulla “crisi Covid”
183 miliardi di Pil in fumo, 137 di acquisti nei negozi (e non solo) letteralmente evaporati. Di questi ultimi, 36 da attribuire al tracollo del turismo. Una catastrofe che “ha già ‘licenziato’ 262mila lavoratori autonomi e che non è ancora terminata”, spiega l’associazione nello studio “Le imprese nella pandemia: marzo 2020 – marzo 2021“. E quest’anno rischia, da parte sua, di non vedere alcuna robusta ripresa: “Se non arriveranno sostegni adeguati, nel 2021 rischiano di cessare l’attività 450mila imprese, per una perdita di circa 2 milioni di posti di lavoro“.
Più che la pandemia hanno fatto i lockdown
Il Covid, spiega Confesercenti, ha portato con sé il continuo andirivieni dei lockdown. Prima totale, poi intermittenti, adesso chissà. Restrizioni che hanno costretto 2,6 milioni di imprese a dover limitare la loro attività. Chi più, chi meno: “si va da un minimo di 69 giorni di chiusura completa ad un massimo di 154 giorni per i pubblici esercizi nella Provincia autonoma di Bolzano. In media, i pubblici esercizi sono rimasti chiusi completamente per 119 giorni“.
Ritardi, confusione e niente ristori
Non bastassero le chiusure, Confesercenti sulla gestione Covid se la prende anche con quella che definisce “pandeburocrazia“: sono infatti “oltre 1000 gli atti e i provvedimenti nazionali e di carattere periferico emanati per contrastare la diffusione del Covid-19 e arginarne gli effetti sanitari ed economici. Una mole di disposizioni che ha generato ritardi e confusione“.
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Risultato? Stilizzato: “Da emergenza sanitaria a catastrofe economica”. Tanto più che le imprese non sono state minimamente sostenute: “I contributi a fondo perduto ammontano in totale a poco più di 10 miliardi di euro, insufficienti a coprire le perdite sostenute dal tessuto produttivo“, che ammontano ad almeno 148 miliardi di euro di valore aggiunto, di cui 65 ascrivibili a commercio, ristorazione e ospitalità. Con il rischio, a questo punto, che non solo i contagiati ma anche le attività economiche finiscano in terapia intensiva.
Filippo Burla
2 comments
A questa pandemia, vera o falsa che sia, seguirà una carestia di proporzioni gigantesche.
Sono ipotesi fatte dall’ONU.
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