Roma, 29 apr – Saracinesche rialzate, luci accese, manifestazioni in piazza. Da Nord a Sud decine di migliaia di commercianti stanno protestando da alcuni giorni contro il nuovo Dpcm del governo. Tra i più penalizzati vi sono senza alcun dubbio ristoratori e baristi, che non potranno riaprire fino a giugno e nel frattempo rischiano di finire sul lastrico. Così oggi in diverse città, da Milano a Roma, passando per Firenze, gestori di bar e ristoranti hanno consegnato oggi le chiavi delle loro attività ai rispettivi sindaci. Una protesta eclatante e decisamente simbolica, perché oltretutto a loro si sono uniti anche gestori di altre attività (come parrucchieri e centri estetici) che al momento non hanno ricevuto adeguati sostegni da parte del governo. A Firenze ad esempio sono più di 1500 i mazzi di chiavi consegnati direttamente al sindaco Dario Nardella e all’assessore alle attività produttive Federico Gianassi dal gruppo Ristoratori Toscana.
Nessun sostegno concreto
“Non vogliamo sapere quando apriremo, ma abbiamo bisogno di sapere come ci aiuterà il Governo in questo periodo di chiusura e quando lentamente ripartiremo, abbiamo bisogno di un concreto aiuto oggi non domani”, hanno dichiarato i ristoratori toscani. “Il nostro è un grido di aiuto per fare in modo che le nostre attività, che fino ad oggi sono stati parte integrante e caratteristica del nostro territorio, che sono punti di raccoglimento per famiglie, amici e cuore del concetto Italiano di convivialità, non cessino di esistere”, hanno specificato. Qui sta il punto: migliaia di attività rischiano di chiudere definitivamente i battenti in attesa che passi il virus. Perché dal governo non stanno ricevendo il benché minimo sostegno concreto. Le chiacchiere stanno a zero e domani, ammesso che ci sia davvero questo domani, è troppo tardi.
Quale sicurezza?
Ogni giorno che passa rischia di essere quindi un colpo fatale per chi non sta lavorando. “Consegniamo 2 mila chiavi di ristoranti, negozi di estetica, parrucchieri, sale cinematografiche al Comune per protesta – ha spiegato il promotore dell’iniziativa di Milano e ristoratore, Alfredo Zini – Non sappiamo se riusciremo a riaprire a giugno perché non sono chiare nemmeno le regole, abbiamo subito cali di fatturato del 70% e dovremo investire per adeguare le nostre attività a nuove misure di sicurezza. Noi viviamo di convivialità e al momento non sappiamo nemmeno se una famiglia di 4 persone può stare seduta insieme al tavolo di un bar o di un ristorante. Anche sui dispositivi di protezione non c’è chiarezza”.
E’ anche quest’ultimo un punto chiave, correttamente evidenziato dal ristoratore milanese. La totale confusione del governo non è soltanto imbarazzante di per sé, in quel caso verrebbe quasi da riderci su, il problema (grave, molto grave) è che rischia di travolgere il settore del commercio italiano.
Eugenio Palazzini
4 comments
abbassate i prezzi e no rompete il cxo
Dei bar e soprattutto dei ristoranti se ne puo’ benissimo fare a meno .Meno bruciori di stomaco e cibo salutare se mangiamo a casa.
Che commento idiota! Ci penserà lei a trovare occupazione a tutti questi lavoratori? Inoltri domanda al governo, sicuramente in qualche task force avranno bisogno di un nuovo minorato per coordinare meglio la disfatta economica. Torni a leggere Topolino, una lettura confacente al suo livello mentale.
Tra il serio e il faceto: concedi qualcosa a colui che ci invita a ripartire da zero (almeno mentalmente), a criticare attività ipersviluppate da interessi non propriamente etici (come l’ estremismo del capitalismo “pendolare”!). E’ chiaro che difendo anch’ io i commercianti (di prodotti, di servizi ed idee!), ma quando sono in eccesso, fuori posto e strumenti finali di speculazioni, bisogna prenderne atto e convertire! Non a caso oggi purgano…, non per colpa loro!
Davanti ad Antonine, desideravo da tempo criticare pesantemente anch’ io, ma ha qualche spunto ingenuo importante! E l’ ingenuità, almeno per quanto mi concerne, non è una colpa.
Con immutata cordialità e parziale dissenso.