Roma, 9 apr – I firmatari sono Sergio Boccadutri, Carlo Dell’Aringa, Andrea Romano e Giampaolo Galli. Oggetto dell’interrogazione, presentata in commissione bilancio alla Camera alla fine del mese scorso, è Marcello Minenna, matematico ed economista, dirigente Consob e per pochi mesi anche assessore al bilancio del comune di Roma. L’accusa? Aver firmato, insieme ad altri colleghi, qualche ricerca, fra le quali anche alcuni studi critici dei confronti dell’euro.
Di ricerche di questo tipo la letteratura, scientifica e non, è ormai piena. Nella difficoltà di contrastarle sullo stesso piano ecco allora il tentativo, orchestrato dai parlamentari del Pd, di silenziare il dissenso sulla moneta unica ricorrendo a veri e propri espedienti di bassa lega. Nell’interrogazione, che in realtà sembra più un’intimidazione, si fa infatti ricorso alla ‘scusa’ della posizione di Minenna, che alla Consob ricopre il ruolo di responsabile dell’ufficio analisi quantitative e innovazione finanziaria, la quale gli impedirebbe, a giudizio dei membri della commissione, di esprimere pareri su argomenti sensibili e che posso influenzare l’andamento dei mercati. Il riferimento è, nello specifico, ad uno studio Mediobanca del gennaio scorso, nel quale si evidenziano i risparmi in termini di debito pubblico nel caso di scenario di abbandono dell’euro.
“Può essere sembrato irriverente, può aver ‘urtato’ la sensibilità di alcuni (euristi e non), ma il report a cui ho collaborato con Antonio Guglielmi e che è stato pubblicato dalla collana degli studi di Mediobanca Securities sulla ridenominazione del debito pubblico italiano, ha centrato perfettamente l’obiettivo. Quello di parlare e di far parlare del convitato di pietra a tutti i consessi sulle sorti della nostra economia: la membership dell’Italia nell’Unione Monetaria Europea, cosa ha prodotto finora e quali debbano essere le prospettive future di questa adesione all’area euro”, spiegava Minenna lo scorso 24 marzo. Meno di una settimana dopo è arrivata l’interrogazione-intimidazione. Un tempismo sorprendente, se si pensa che quando si parla di Consob – in riferimento, neanche a dirlo, alle ‘sviste’ dell’organo deputato al controllo delle società quotate in Borsa – i tempi di reazione, sia dell’istituto che della politica, sono in genere molto ma molto più lunghi e arrivano a chiudere le proverbiali porte della stalla quando le mandrie hanno già fatto più volte avanti e indietro. La curiosa coincidenza non è sfuggita al sottosegretario all’economia Enrico Zanetti, che ha parlato dell’interrogazione come di un “un ottimo esempio di pessimo uso di una importante prerogativa parlamentare”. E Zanetti di certo non nutre simpatie per le posizioni contrarie all’euro…
Filippo Burla