Roma, 17 ott – La lotta all’evasione, ovvero: quando le soluzioni sono peggiori del male. Ammesso che di male si tratti. E quale miglio simbolo dell’infedeltà contributiva, escluso l’indiscusso primato dell’idraulico che non emette fattura, del vituperato canone Rai?
Canone Rai: vexata quaestio
L’evasione del contributo per la televisione pubblica ammonta a circa il 25%-30% di chi sarebbe tenuto a versarla. Un bel record, non c’è che dire. Ed in parte comprensibile, vista la scarsa qualità e le moli pubblicità ormai quasi a livello di televisione commerciale. Senza considerare che, ormai, il piccolo schermo si sta evolvendo dal modello generico a quello segmentato per fascia. Ovviamente, nonostante fior di consiglieri, la Rai anche qui è in clamoroso ritardo.
Rivedere – rivoluzionandolo – il ruolo della tv pubblica, pensare forse a qualche forma di privatizzazione o dismissione? Neanche per idea: il carrozzone va tenuto in piedi, in qualunque modo. A costo anche di arrivare a degli assurdi. Perché di questo si tratta.
Il canone Rai sbarca in bolletta
Nella legge di stabilità appena licenziata dal governo – e che, per onor di cronaca, deve ancora passare il vaglio parlamentare – è infatti comparsa, dopo numerose voci al riguardo, la norma sul pagamento del canone Rai in bolletta. Proprio così: l’imposta sulla detenzione dell’apparecchio televisivo sarà dovuta da chiunque è titolare di un allaccio alla rete elettrica. Si prevede un pagamento rateale, senza alcuna esenzione automatica. E nemmeno vincolata al possesso dell’apparecchio: basterà detenere un tablet, un computer, un telefono smartphone o qualsiasi altro strumento idoneo a usufruire dei palinsesti. Cominciano già a circolare, fra il serio ed il faceto, richieste di accedere ai bonus bebé da parte di chi, non essendo genitore, è comunque dotato degli strumenti idonei per diventarlo.
Di converso, a partire dal 2016 si prevede una riduzione dell’importo, dagli attuali 113.50 a 100 e poi 95 euro dal 2017 in avanti. Sanzioni fino a 500 euro per chi non si adegua. La logica è quella, sempre più trita e ritrita, del “pagare meno ma pagare tutti”. Anche chi non dovrebbe.
Filippo Burla