Roma, 18 lug – Crescita sì, crescita no. Ripresa? Ripresina, forse. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine: fra la fine e l’inizio dell’anno nuovo si lanciano le stime di crescita, previsioni che – alla prova dei fatti – non sono mai state azzeccate una volta dall’inizio della grande recessione ad oggi. Già Tremonti inciampava, figuriamoci i quattro che son venuti dopo di lui. Nell’anno in corso, il governo stimava (meglio: sperava) in almeno un +1.5%/+1.6%. Già ad aprile, però, si correggeva: +1.2% al massimo, dato poi ulteriormente rivisto al ribasso da Banca d’Italia, Confindustria e Istat.
A poco più di un mese dall’ultima analisi, Via Nazionale si corregge: dall’1.1% che ancora ci si aspettava approssimandoci ai sei mesi, al giro di boa le cose cambiano. E lo fanno in peggio. Perché, spiegano da Banca d’Italia, “i rischi potrebbero aumentare se si diffondessero tensioni sui mercati finanziari, se emergessero difficoltà del sistema bancario, se la fiducia delle imprese e delle famiglie dovesse essere intaccata. Questi rischi possono essere contrastati da una decisa risposta delle politiche monetarie, macroprudenziali e di bilancio”. Secondo i tecnici di Ignazio Visco dobbiamo aspettarci una crescita che “potrebbe essere di poco inferiore all’1% quest’anno e attorno all’1% il prossimo anno”. Parlare di crescita con questi numeri, statisticamente corretti ma economicamente del tutto irrilevanti, è un azzardo. Al più è una mini ripresina, incapace però di segnare un punto di svolta. Si pensi ad esempio ai parametri europei: le previsioni sulla tenuta dei saldi (deficit/Pil e debito/Pil) sono fatte, contestualmente con la manovra economica, ad inizio anno, per cui un errore nel calcolo del Pil a consuntivo fa “saltare” l’intero rapporto, costringendo a variazioni in corso d’opera che si traducono in nuove strette per proseguire nel cammino di aggiustamento strutturale che ci sta portando ad un avvitamento recessivo da ormai 8 anni.
Senza prendere coscienza che il nocciolo del problema è proprio il combinato conti pubblici – austerità – recessione – di nuovo conti pubblici, Banca d’Italia si spertica in una curiosa analisi per cui la colpa sarebbe…della Brexit: “L’eventuale rallentamento dell’interscambio commerciale – si legge nella nota – o una revisione dei piani di investimento delle imprese attive sul mercato britannico potrebbero avere un impatto non trascurabile ma limitato”. Bene, ma passare dal +1.1% al +0.9% (ad essere generosi) vuol dire una correzione attorno al 20%, non proprio qualcosa che si possa definire “limitato”. Ammettere che l’ottimismo di inizio anno era decisamente malriposto è troppo difficile?
Filippo Burla
1 commento
Ricordiamoci che banca d’italia è privata ed in mano straniera dato che il 60% è detenuto dalle ex banche pubbliche privatizzate da traditori della patria nel 1992. E pensate che vigila sulle banche, sempre private, in mano agli stessi proprietari!!!
E i media ci continuano a raccontare le favolette e non queste critiche verità