Roma, 26 dic – Vent’anni. Tanto è durata la gestione dell’Ilva in capo alla famiglia Riva. Acquisita nel 1995 dopo un decennio di perdurante crisi della siderurgia nazionale e finita recentemente nelle maglie delle indagini per disastro ambientale, lo stabilimento tarantino rientra sotto l’ala protettiva pubblica.
A decidere per la soluzione “statale” è stato il consiglio dei ministri riunitosi alla vigilia di Natale. Obbiettivo tentare di risollevare le sorti dell’azienda. Il polo siderurgico si trova infatti in una situazione problematica a causa del sequestro cautelativo degli impianti e dell’imposizione di tetti alla produzione operati dalla magistratura. Provvedimenti che si ripercuotono sulla capacità di generare la cassa sufficiente anche solo per pagare gli stipendi alla fine del mese, che fino ad ora sono stati garantiti grazie ad un prestito ponte di 250 milioni. Questo senza considerare i costi per le necessarie bonifiche ambientali: almeno 1.8 miliardi, per i quali non è stato trovato alcun privato disposto ad aprire il portafoglio.
Da qui, la necessità che fosse il governo a doversi schierare per salvare le sorti del polo pugliese. L’intervento avverrà in due fasi. Anzitutto la modifica della legge Marzano sull’amministrazione straordinaria, che verrà adattata al caso specifico. In tal modo, il governo avrà maggiori poteri rispetto gestione commissariale in vigore finora. L’amministrazione straordinaria prenderà in carico la “vecchia” Ilva e tutte le sue pendenze, mentre gli impianti produttivi e la gestione ordinaria passeranno ad una società di nuova costituzione, che si occuperà anche del risanamento ambientale. Sarà quest’ultima la newco nella quale si concretizzerà l’investimento pubblico. Il primo nome che circola è quello di Cassa Depositi e Prestiti, per il tramite di Fintecna che, tra le altre cose, controlla il 72.5% di Fincantieri. Difficile invece possa muoversi il Fondo strategico italiano, al quale è per statuto esclusa la possibilità di entrare in aziende che si trovano in difficoltà economico-finanziarie. Ancora nulla è noto sull’ammontare dell’investimento complessivo in capo allo Stato, che difficilmente potrà comunque posizionarsi al di sotto di quanto richiesto per la prosecuzione delle bonifiche. Si parla, in totale, di almeno 2 miliardi di euro.
«L’investimento pubblico avrà successo se destinato a un tempo limitato, compreso tra un minimo di 18 mesi e un massimo di 36», ha affermato il premier Matteo Renzi. Al termine del risanamento, se vi saranno le condizioni, l’azienda tornerà sul mercato.
Filippo Burla
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