Roma, 14 mar – Nel bel mezzo della guerra in Ucraina, i Rammstein pubblicano il nuovo video Zeit, in cui i bambini giocano a spararsi per poi uccidersi sul serio da soldati adulti, mentre la vita va al contrario così come il tempo. La band tedesca capitanata da Till Lindemann torna a stupire e provocare in modo tutt’altro che banale. E coraggioso.
Esce Zeit, il nuovo singolo della band tedesca Rammstein
I cantori del “tanz metal” pubblicano il nuovo singolo a distanza di tre anni da Rammstein, l’ultimo lavoro in studio. E il video, intitolato Zeit (in italiano, tempo) farà sicuramente discutere. E non solo per le immagini forti. La band di Berlino fin da suoi esordi ha pubblicato video provocatori e – secondo gli attuali canoni mainstream – politicamente scorretti. Sesso, violenza, fascinazione sadomaso, ma anche pugni nello stomaco dei benpensanti. Una videografia, quella dei Rammstein, che in tal senso non ha eguali. Oggi tornano con Zeit: una riflessione sul tempo, appunto. Sulla direzione del tempo. E su come si vorrebbe controllare il tempo, fissare, congelare in eterno il “momento perfetto”, come recita il testo.
Vita e morte dei Rammstein, che da bambini imbracciano i bastoni e da grandi si sparano in guerra
Il video, di fattura notevole come tutti i prodotti multimediali della band tedesca, è come da tradizione interpretato dagli stessi componenti del gruppo. Si apre con i loro corpi senza vita sott’acqua per poi andare a ritroso fino alla loro nascita. Anzi, a ben guardare il video, i Rammstein neonati non nascono dalle madri ma – in una sequenza molto forte – vengono inseriti nei corpi delle partorienti. Il tempo va avanti e indietro, insomma. E la vita è la morte, come rappresentato dalla nera signora (una e trina) in chiave post-futurista hi-tech. Che però, appunto, dona i bianchi neonati da inserire nelle bianche madri. E a farlo sono i Rammstein adulti. Un contrasto visivo – bianco e nero, vita e morte, i protagonisti sia adulti che neonati – come sempre efficace ma qui anche molto suggestivo.
I bambini che imbracciano i bastoni e prendono la mira poi imbracceranno i fucili. E chi guarda si chiede: “Ma sono loro, i Rammstein, tornati piccoli o i piccoli divenuti grandi?” La riflessione di fondo è che nella loro natura c’è comunque la guerra, come chiave esistenziale, come Polemos.
Il vortice del tempo
Filo conduttore è il flusso del tempo, un vortice che va avanti e indietro, speculare. Con la sequenza della nascita che si vede allo specchio. Così come i corpi adulti che vengono inghiottiti dalla morte. “Dopo di noi ci sarà il prima“, recita il testo, che mette in versi questa concezione circolare/speculare del tempo (una rivisitazione dell’eterno ritorno?). “Continuiamo a morire, finché viviamo/Morire vivendo nella morte/Andiamo alla deriva verso la fine/Nessuna sosta, solo andare avanti/Sulla riva attende l’infinito/Prigionieri così nel flusso del tempo“.
Un pezzo 100% Rammstein, granitico e lirico insieme
Veniamo alla musica. Il pezzo è la summa del marchio di fabbrica Rammstein. Con l’intro molto lirica e struggente di pianoforte e voce (come solo Lindemann sa e può cantare, si pensi al capolavoro Ohne Dich). Poi arrivano le chitarre granitiche e inesorabili, che tanta forza danno ai pezzi di dance metal (mutuando la definizione tedesca) della band. A livello compositivo un pezzo 100% Rammstein, che nulla toglie e nulla aggiunge al sound. Coerente, ma sempre in qualche modo originale. Buona visione dunque, ma anche – appunto – buon ascolto.
Ecco il video
Adolfo Spezzaferro