Roma, 8 ott – In un approfondimento risalente a un paio di anni fa vi abbiamo parlato su queste pagine del sacrificio di Ivo Oliveti, eroe dei cieli in stretti rapporti con Gabriele D’Annunzio. A proposito del Vate e del notaro di Romagna: è notizia recente che uno studioso cesenate ha da poco scoperto una massima dannunziana – “Tienti alla terra!” – ancora sconosciuta. O meglio, andata dimenticata. Siamo davanti al frutto di una fortunata coincidenza? Non proprio, vediamo perché.
Dal Vate a Mussolini
Come riportato dal Corriere Romagna, è lo stesso Giampaolo Grilli – questo il nome del ricercatore – a ricostruire la vicenda. Fine conoscitore delle imprese militari compiute nei cieli durante la Grande Guerra, è oggi impegnato nella biografia dell’aviatore borghigiano. Il poliedrico Oliveti fu anche politico e docente di diritto agrario: in uno scritto per l’Università di Macerata, lasciò memoria di un particolare chiosco sito al campo di volo veneziano di San Nicolò e andato distrutto al termine del conflitto. Nel soffitto della piccola struttura lignea – sede della sua squadriglia – infatti, era apposta tutta una serie di cartigli riportanti diversi aforismi coniati dal poeta armato.
Tra questi il dimenticato “Tienti alla terra!”. Ovvero intelligente raccomandazione sull’importanza del contatto visivo con il suolo in un periodo storico in cui, oltretutto, l’aviazione era ancora alle prime armi. E le strumentazioni, per così dire, rudimentali. L’energia delle parole dannunziane però non può esaurirsi nel, tutto sommato, semplice consiglio. La frase è concisa, ma dalle molteplici interpretazioni. Formata dal verbo tenere, parola dagli innumerevoli significati, e terra, termine ricco di significanti. Lo stesso Oliveti nel suo articolo declinò il tutto riferendosi al tema dell’agricoltura.
Con ogni probabilità fu sempre “l’ardito azzurro dalle ali forate”, nel frattempo promosso a segretario federale del fascismo emiliano-romagnolo e presidente della deputazione provinciale di Forlì, a riportare in un secondo momento la massima del Vate all’allora capo del governo.
“Tienti alla terra”: i popoli in lotta
Nell’ambito della battaglia del grano quel “Tienti alla terra!” fu infatti il titolo di uno scritto del Duce pubblicato sul “Popolo di Romagna” nell’ottobre 1927. Un pezzo riportante le parole di Mussolini precedentemente pronunciate nel discorso pubblico tenutosi proprio nella città che fu degli Ordelaffi. Ma dev’esserci ancora di più. Concepita dall’inimitabile spirito di un fervente patriota, la massima ritrovata ha pure valore simbolico. Il “Tienti alla terra!” come protezione di un spazio fisico che fu dei padri e dovrà essere dei figli. Pensiamo, soprattutto ai giorni nostri, alle cronache internazionali che ci raccontano di popoli in lotta per la propria libertà.
Come i giovani ucraini che, combattendo per il loro diritto di esistere in quanto tali, difendono – allo stesso tempo – il confine orientale d’Europa. O come le generazioni palestinesi che da otto decenni fanno tenacemente fronte a un nemico soverchiante nei mezzi, nella forza e – particolare non da poco – nell’appoggio dell’opinione pubblica occidentale. “Per loro la Patria è tutto” recitano giustamente striscioni apparsi in questi mesi lungo lo Stivale. Dalla Striscia di Gaza al Libano, anche il paese dei cedri rischia di venire drammaticamente travolto dal grande reset verso cui sembrano avviarsi i territori mediorientali.
Nel libretto “Italia e Vita,” stampato nella Città Eterna sul finire del 1919, il futuro Principe di Montenevoso descrive la causa fiumana, indirizzata a uomini che “posseggano nelle ossa e nelle arterie sale e ferro”. In quelle settimane il Vate si rivolge in particolar modo all’Europa e al Mediterraneo, per sintetizzare “tutte le insurrezioni dello spirito contro gli smungitori di popoli inermi”. Tienti alla terra, in altre parole. Insomma, anche a distanza di un secolo Gabriele D’Annunzio continua a parlarci. E in questi tempi grigi è un’ottima notizia.
Marco Battistini