Trento, 26 mag – L’Italia, si sa, è un museo a cielo aperto. Forse come nessun altro Paese al mondo. Talvolta dalle scoperte archeologiche riemergono, insieme ai reperti, antichissime storie che aiutano a comprendere il passato dei nostri territori. Oggi torniamo sulle nostre Alpi, nel comune trentino di Avio, al confine con la provincia veronese dove, sul Monte Baldo, dove un escursionista di Costermano ha rinvenuto un’antichissima spada in bronzo. Ma per quale motivo questo oggetto fu abbandonato in montagna a 1.360 metri di altitudine? Venne semplicemente perduto, fu il lascito di uno scontro guerriero, oppure costituiva un’offerta votiva per le divinità del luogo?
L’antica spada rinvenuta sul Monte Baldo
L’antica arma scoperta in località Acquenere dal trentasettenne appassionato di storia Mirko Miele, cela nel suo metallo 3.300 anni di mistero che sta adesso interessando gli archeologi locali. Nuovi scavi sul Monte Baldo potrebbero, nei prossimi tempi, svelare nuove soluzioni agli enigmi avvolti in questa spada rinvenuta nell’antica rotta commerciale che collegava la pianura padana alla Mitteleuropa. Intanto, ad Avio, il sindaco Ivano Fracchetti insieme alle sovrintendenze dei beni artistici di Verona, hanno celebrato la scoperta ringraziando pubblicamente l’escursionista per aver restituito alla comunità il misterioso reperto che va ad impreziosire la collezione dell’Antiquarium locale. “Quando vengono ritrovati oggetti di questo tipo l’invito è quello di consegnarli alla Sovrintendenza per destinarli, dopo averli studiati e restaurati, alle comunità di appartenenza perché fanno parte del loro patrimonio“, è stato detto durante gli interventi del convegno dal titolo: ‘La montagna e la preistoria’.
L’autostrada della preistoria
Molte sono state le supposizioni avanzate dagli esperti intervenuti con le proprie relazioni sul tema che, con questo nuovo reperto datato 1.350 – 1.000 a.C., si impreziosisce di nuovi elementi da collegare alle ricerche sull’antichità della zona e dei primi uomini che la solcarono. Tra le rocce del Baldo sembra esserci stata infatti una millenaria via, ribattezzata dagli studiosi “l’autostrada della preistoria”, che ha riportato in luce importanti reperti.
Intervistato da Il Primato Nazionale, il giovane archeologo trentino Aron Biasiolli ci spiega però come non sia una novità ritrovare armi, spezzate o piegate, in queste zone anticamente popolate dai Reti, e quanto questa usanza possa essere di tipo cultuale: “Il fatto che sia stata affilata più volte, fa pensare ad un arma effettivamente da guerra che, ad un certo punto, è stata utilizzata in un rituale religioso, magari il funerale stesso del suo proprietario o un offerta dei parenti per la sua anima”. Secondo Biasiolli, l’arma sarebbe potuta essere quindi “piegata e gettata in offerta in un cosiddetto brandopferplatz, i roghi votivi retici”.
Il giovane studioso suppone che adesso, gli archeologi dovranno aprire nuovi scavi perché “lì intorno si trova quasi sicuramente un’area sacra o santuariale, visto che un rituale del genere non veniva sicuramente compiuto in un luogo a caso”. Biasiolli ci tiene a specificare però che “stiamo parlando di un reperto leggermente più antico della cultura retica che si sviluppa nell’età del Ferro, mentre questa spada risale all’età del Bronzo. Comunque si tratta di antiche ritualità che poi sono state adottate dai Reti”.
Andrea Bonazza
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