Grosseto 3 set — «D’Annunzio rappresenta ancora poco nella cultura italiana perché è stato un personaggio che — soprattutto nel dopoguerra — ha goduto di scarsa fiducia, se non addirittura di ostilità diffusa»: lo sostiene il professor Claudio Siniscalchi, docente di Storia del cinema e autore del primo volume della collana I grandi italiani, da settembre in allegato al Primato Nazionale, e oggi ospite della conferenza Gabriele D’Annunzio. Il Vate tenutasi a Direzione Rivoluzione, la festa nazionale di CasaPound Italia.
Siniscalchi: D’Annunzio vittima di distorsioni
«D’Annunzio è stato uno degli scrittori internazionali più importanti della sua epoca. Non ci sono dubbi che sia lo scrittore più innovativo della nuova Italia a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento». Uomo politico con pregi e difetti, «entra nella Grande guerra attraverso quella grande avventura (che oggi comincia a essere studiata senza più pregiudizi) che è l’esperienza fiumana». Siniscalchi parla poi di «tutti gli strascichi sul D’Annunzio fascista, sul D’Annunzio scarsamente fascista per arrivare addirittura — questa è la tesi di Giordano Bruno Guerri — di un D’Annunzio quasi antifascista. Fortunatamente proprio di recente è uscita una bellissima biografia di riferimento: L’immaginifico, di Maurizio Serra».
Il prototipo del poeta armato
C’è ancora molto da studiare sul Vate. «Per esempio, nel volume della collana I grandi italiani lancio l’idea che D’Annunzio sia il prototipo del poeta soldato e leader della rivoluzione conservatrice Italiana». E conclude: «Non era un uomo politico, ma poeta-esteta armato. Basterebbe solo questo per capire che personaggio abbiamo davanti».
Cristina Gauri