Fiume, 27 set – Son passati 73 anni da quando, nel 1945, le truppe jugoslave entrarono a Fiume e da quel momento, per i fiumani italiani, nulla è stato più lo stesso. Centinaia furono i trucidati: la sola colpa essere italiani. Trucidata è stata anche la città che negli anni immediatamente successivi, su volontà di Tito, viene etnicamente ripopolata da famiglie jugoslave e nel 1947 – con il trattato di pace – scompare anche il toponimo per esser sostituito ufficialmente dal nome slavo della città: Rijeka. Il clima di terrore instaurato dai titini causa il famoso esilio italiano dalle terre istriane e dalmate: nel caso di Fiume la presenza italiana passa da circa il 68% del 1940 all’1,9% odierno.
Nel 2018 la ferita è ancora aperta per gli esuli e i pochi italiani rimasti a Fiume, sicché da anni la Comunità degli Italiani lotta per far sì che venga riconosciuta ufficialmente l’influenza storica, culturale ma anche metafisica dell’Italia in quell’angolo di Adriatico dove Roma giunse duemila anni fa fondando la città di Tarsatica, oggi Tersatto.
Oggi Fiume si accinge a entrare nel circolo delle città europee essendo stata scelta come Capitale Europea della Cultura per il 2020, assieme all’irlandese Galway. Su questa onda ha surfato la Comunità degli Italiani di Fiume che con l’aiuto della Società di Studi Fiumani di Roma ha convinto – con non poche difficoltà – il sindaco socialdemocratico Vojko Obersnel ad apporre i cartelli bilingue all’ingresso della città. Una discussione durata mesi, dove il sindaco si diceva prima favorevole ad un bilinguismo visivo per quanto riguarda vie e piazze ma assolutamente contrario alla doppia denominazione della città.
“Il progetto della toponomastica esiste ancora e presto ne sentirete parlare. Entro metà ottobre ci sarà una conferenza stampa congiunta fra la Commissione per il bilinguismo, istituita dalla Comunità degli Italiani di Fiume e la Città. In quell’occasione riveleremo al pubblico i primi dettagli concreti su ciò che vogliamo fare. Nella prima fase si punterà tutto sugli odonimi, ossia su vecchi nomi di vie e piazze”, ha dichiarato il Presidente dell’Assemblea della Comunità Italiana di Fiume Moreno Vrancich, che poi aggiunge: “Nessuna decisione lascia tutti d’accordo, ma in questo caso non credo che ci saranno delle obiezioni argomentate. Chi conosce la storia di questa città non può essere contrario al termine Fiume. Va detto, però, che al momento sono effettivamente molti i cittadini che non hanno una conoscenza adeguata a riguardo e questo è anche nostra responsabilità. Negli ultimi anni è mancato un lavoro di sensibilizzazione dell’opinione pubblica riguardo alla meravigliosa storia della nostra città. E se vogliamo criticare le autorità cittadine per non aver fatto questo lavoro, dobbiamo puntare anche il dito su noi stessi, perché neanche la Comunità si è mossa in modo adeguato per perseguire questo obiettivo. Da un paio di mesi a questa parte, però, abbiamo iniziato a cambiare le cose e nel giro di un paio d’anni speriamo di riuscire ad educare tutti, affinché la conoscenza e il rispetto reciproco aumentino ancora”.
Tutto ciò non restituirà di certo la città del Quarnero agli italiani, ma porterà un po’ di orgoglio nel petto per tutto ciò che è stato e sarà sempre indistintamente Italia. Ora non ci resta che attendere e vedere i modi e i tempi per l’attuazione del progetto che, secondo il Vrancich, richiederà ancora alcuni incontri ufficiali e probabilmente il 2020. Attendiamo soprattutto la risposta che darà la cittadinanza croata a quello che alcuni vili crapuloni senza bandiera non tardano a definire una provocazione.
Alessandro Rusconi
Arriva la segnaletica bilingue: dopo 71 anni, Rijeka torna (quasi) Fiume
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2 comments
La cosa è sicuramente positiva: l’amministrazione di Fiume ( a proposito: questo sindaco, Vojko Obersnel, da quanto è in carica? Lo sentivo nominare già più di dieci anni fa, quando bazzicavo da quelle parti..) è sempre stata refrattaria ad ogni proposta di bilinguismo, pur anche solo nella toponomastica e questo in netto contrasto con le città della vicina Istria, dove le amministrazioni da più di un decennio hanno varato varie forme di bilinguismo. Però alla fine il problema principale è sempre un altro e cioè COSA si veicola con il bilinguismo italiano-croato o italiano -sloveno: se si devono “sentire”, tradotte in italiano le solite balle storiche del nazionalismo croato e sloveno, allora forse sarebbe meglio lasciar perdere…
visto che si parla del nome di una nostra città,un piccolo “segreto” su nomi e storia,a partire dal cognome di Moreno Vrancich. Per vari motivi,quando l’Austria subentrò alla Repubblica Serenissima in Istria e Dalmazia, grazie a preti slavi (cosidetti “croati”) ed a funzionari nelle anagrafi,venne attuato un incruento programma di “pulizia etnica” (senza vittime quindi) sui cittadini Istriani e Dalmati,modificandone il cognome italiano con l’aggiunta della desinenza -ICH,che normalmente tra gli slavi NON si trova per nulla,visto che i loro cognomi finiscono con -IC (senza acca) con o senza “baffetto” sulla C finale.
Ovviamente non esistendo quella desinenza nei cognomi italiani,si lasciava ad intendere quindi (con centinaia di migliaia di cognomi con -ICH finali) che quelle nostre terre non fossero abitate da italiani da almeno 2.000 anni,ma semplicemente da slavi,cercando quindi di tagliare quella sorta di cordone ombelicale naturale che ha sempre legato quelle terre nostra Patria fin dai tempi di Roma,come testimoniato del resto dalla bellissima Arena a Pola,per poi passare alla Serenissima di cui il mitico leone marciano (alato) ne rimarca la Storia.
Interessante poi notare,che quando si IMPUTA AL FASCISMO di aver voluto “italianizzare” forzatamente gli slavi in Istria e Dalmazia,modificandone il cognome….nella maggior parte dei casi invece, si trattava di Italiani che vollero riportare il loro cognome nella forma originaria italiana,a meno di non voler credere davvero che un ROSSICH – a titolo di esempio- non fosse un ROSSI con l’aggiunta arbitraria del CH o ICH finale.
Comunque la Storia non si cambia modificandone nomi ed eponimi—per quanto mi riguarda milioni di musulmani potrebbero chiamare i loro figli Kevin o Brando anzichè Muhammed,ma rimarrebbero arabi nati qui,così come Fiume (chiamata..boh,non so nemmeno scriverla in slavo) riamarrà per sempre Italiana,così come Ragusa la bella del resto,come cantato in questa bellissima canzone:
“ascolta in silenzio la voce delle onde
ti porterà sicura verità profonde
perché in Dalmazia non ti sembri strano:
anche le pietre parlano italiano,
anche le pietre parlano italiano.
Nave che mi porti sulla rotta di Junger,
nave quanta gente è scappata da Fiume
pensa agli stolti che in televisione
chiamano Dubrovnik Ragusa la bella.”
(Di là dall’acqua-Compagnia dell’Anello)