Cagliari, 23 mag – La Sardegna continua ad affascinare la ricerca storica anche fuori dalla misteriosa isola: questa volta, tra ipotesi e polemiche, la civiltà nuragica sta conquistando il territorio archeologico dell’antico Egitto con nuovi studi sui mitici Shardana a guardia del Faraone.
L’archeologo egiziano Mohammed Elsayfi ha esposto alla comunità scientifica un nuova versione storica secondo la quale “la mummia del generale Sobek Um Shaf, comandante dell’esercito di Ramses II, svela che era biondo, e aveva la barba. Ciò farebbe pensare che appartenesse a uno dei popoli del mare, di cui era composta la guardia personale del Re… Forse sardo. Ramses avrebbe fatto costruire un quartiere per i sardi a Menfi (Egitto) 3270 anni fa”.
Nuovi studi sui mitici Shardana
“Ancora si discute dell’identità degli Shardana e Popoli del Mare, nonostante le abbondanti testimonianze portate da Giovanni Ugas, le cui tesi sono contestate da una parte dei colleghi – ha commentato Antonello Gregorini sulla pagina Facebook Nurnet – la Rete dei Nuraghi –. Mohamed Elsaify é un archeologo egiziano il cui profilo è ricchissimo di immagini della Civiltà Egizia. Leggere una frase, esplicita e nitida, come questa, ci conferma quanto ancora ci sia da scoprire o comprendere, interpretare e comunicare sulla nostra antica storia”. Sempre sulla piattaforma social di Mark Zuckerberg si è aperta in queste ore una corposa discussione relativa alle recenti affermazioni dell’egittologo Elsayfi.
Il Dna sardo negli studi accademici
Mentre i più passionali cultori della civiltà nuragica acclamano la notizia di antenati isolani dalla bionda chioma, sul fronte accademico l’affermazione dell’archeologo egiziano è stata vivacemente controbattuta e ridicolizzata. Non è però la prima volta che il Dna sardo finisce al centro degli studi accademici; dalla famosa Mummia altoatesina del Similaun fino ad altri ritrovamenti europei e mediterranei, la ricerca genetica ha incrociato più volte l’antico sangue nuragico.
Serramanna la belva
Già da anni, forti affermazioni sugli Shardana sono arrivate dalla Francia per mezzo dei libri dell’egittologo Christian Jacq. Secondo lo storico francese il feroce guerriero sardo Serramanna, che il faraone Ramses volle a capo della propria guardia personale, nonostante avesse superato i cinquant’anni di età non perse mai la propria imbattibile forza, conquistandosi l’appellativo di “belva” e “colosso”.
Nel primo libro della sua collana lo scrittore parigino riporta la scena nella quale un feroce guerriero al comando di uomini armati sbarcò in Egitto scontrandosi contro l’esercito del faraone. Quest’ultimo, affascinato dalle grandi dimensioni e dalla tempra del condottiero, sconfitto l’invasore lo arruolò come sua guardia del corpo. Nello stesso testo Jacq racconta di un successivo episodio nel quale il figlio del faraone, Merenptah, sfidò a duello il guerriero Serramanna per affermare il proprio valore: “Munito di una corazza articolata, di un elmo ornato di corni sormontato da un disco di bronzo e di uno scudo rotondo, il sardo sferrava colpi di spada sullo scudo rettangolare del figlio di Ramses, costringendolo ad arretrare. Il faraone aveva chiesto al comandante della sua guardia personale di non risparmiare l’avversario; dal momento che Merenptah voleva dare prova del proprio valore sul campo di battaglia, non poteva sognare rivale migliore”.
Il mito che unisce la Sardegna alla civiltà dei faraoni trova altri riscontri
Nonostante la grande differenza di età lo scontro fra i due fu molto duro e, gettata a terra la spada triangolare tipica degli Shardana, il guerriero sardo sfidò l’erede faraonico a pugni, caricando a testa bassa e mettendo k.o. l’avversario. Colpito da questa ennesima prova di forza e tecnica nel combattimento, Ramses promosse Serramanna a capo dell’esercito egizio con l’idea di rinnovarlo militarmente. Ovviamente, nei propri libri, lo scrittore francese romanza la storia compiendo supposizioni a volte fantasiose ma, seguendo alcuni studi accademici, il mito che unisce la Sardegna alla civiltà dei Faraoni sembrerebbe trovare sempre maggiori riscontri. Due civiltà antichissime e misteriose che un domani potrebbero svelare i più profondi segreti del Mediterraneo, continuando ad affascinare gli studiosi e ad entusiasmare gli investigatori della storia indoeuropea.
Andrea Bonazza
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