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Rune, una fitta trilogia per tornare all’origine

by Marco Battistini
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Roma, 23 giu – È uscito nelle scorse settimane per i tipi di Passaggio al Bosco “Rune: origine, mito e comunità”. Ovvero il terzo capitolo di una serie di libri firmati da Francesco Perizzolo, tra i maggiori esperti italiani in materia. Mentre è in fase di redazione il quarto volume, la trilogia – se così vogliamo chiamarla – nelle sue settecento pagine merita di essere approfondita. Vediamo perché.

Il sistema Uthark 

La Tradizione come ben sappiamo, si caratterizza per atemporalità. Continuo ritorno all’origine e perpetuo manifestarsi della stessa in forme ogni volta diverse. Con la prima fatica “Rune, il sistema Uthark” (uscito nel settembre 2021) Perizzolo, affidandosi sempre alle fonti primarie, ci presenta il risultato delle sue decennali ricerche sulle nostre radici – non solo – linguistiche. Ovvero sul complesso uroboro di grafemi, comprensibili appieno solamente se concatenati. E soltanto superando il dualismo bene/male, fallace e ingannevole dicotomia che non è mai appartenuta ai nostri antenati.

Sistema simbolico arcaico creatore di significato, mai univoco e nemmeno binario. Argomenti ancora attuali se è vero che recentemente due studenti islamici sono stati esonerati dallo studiare Dante. Padre, non a caso, della lingua italiana. E le cui visioni – di poeta e di politico – oggi censurate si innestano al meglio nella ciclicità propria della civiltà europea. Come nel libro, dove dalla mitologia classica, passando per la lingua sanscrita, si tocca anche l’Antico Egitto.

Rune: sacro e identità

La pionieristica trattazione continua quindi con “Rune: sacro e identità” – febbraio 2023. Come spiegato dallo stesso autore pochi giorni fa sulle pagine social “conoscere il nome di qualcosa significa saperla evocare”. Ma per fare ciò diventa necessario “andare talmente indietro da scovare l’origine”. Come si arriva però a quella che Venner definiva sorgente delle energie fondatrici?

Cercando, anche attraverso il patrimonio mitologico indoeuropeo (in questo caso gli antichi poemi norreni), il senso profondo di ogni simbolo nelle articolazioni tutte verticali delle 24 rune antiche. D’altronde, vale la pena ribadirlo, solamente riscoprendo le radici ci si può radicare. Un lavoro, il secondo, forse più didattico. Ma altrettanto fondamentale. Tanto più nell’epoca in cui il parlarsi addosso – nel virtuale in particolar modo – ci rende incapaci di produrre senso tramite il linguaggio.

Origine, mito e comunità

L’esperienza letteraria di Perizzolo non poteva esaurirsi così. Eccoci a “Rune: origine, mito e comunità”, pubblicato – sempre da Passaggio al Bosco per la collana Bastian Contrari – nell’aprile scorso. Secondo il filosofo rumeno Mircea Eliade, la natura – o meglio, l’esperienza di essa – è strettamente collegata con il concetto di sacro. Un’idea che dalle parti del vecchio continente viene confermata sia dalla classicità greco-romana che dalle antichità germaniche e norrene.

Non essendoci dualismo tra materia e spirito non avrebbe quindi senso lo spostamento del divino, dell’immateriale al di fuori del (nostro) mondo. Così, a differenza della concezione monoteista di religione, la pratica del sacro non può rivelarsi come fatto personale o pratica aleatoria. Ma in quanto fondamento e radicamento comunitario.

Marco Battistini

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