Home » Rivolta: i moti milanesi del 1898 raccontati da Marinetti

Rivolta: i moti milanesi del 1898 raccontati da Marinetti

by Lorenzo Cafarchio
0 commento

Roma, 9 ott – Bava Beccaris può cannoneggiare i futuristi raccontano. È il maggio del 1898, esattamente tra il 6 e il 9, quando Milano viene incendiata dai moti. I milanesi a cinquant’anni di distanza dal 1848 superato Radetzky e l’unità d’Italia sono ancora al centro di rivolte e rivoluzioni. A raccontarli, questa volta, un giovane 22enne ancora in anticipo sul Futurismo: Filippo Tommaso Marinetti. Luni editrice ha appena pubblicato il testo I moti milanesi del maggio 1898 (96 pp.; 12,00€), con la traduzione di Anna Pensante e l’introduzione di Arturo Colombo, ed Effetì è la torcia che illumina e riporta al lettore gli anfratti di una metropoli avvolta dal fumo del tumulto.

Uomini e donne, barricate e pallottole

Il racconto parte dai disordini di quell’anno a iniziare dal Mezzogiorno. L’intero meridione freme per la fame degli agricoltori e le braccia conserte degli operai per via di un lavoro che non c’è anche se il ‘900 è lì da venire. Sarà proprio nel 1900 sulle colonne del giornale francese La Revue Blanche a raccontare quegli uomini, quelle donne, quei politici, quegli infanti che tra barricate e pallottole vedranno rimanere sul selciato meneghino 81 dei propri fratelli e sorelle, padri e madri, figli e nipoti. Senza dimenticare gli oltre 400 feriti.

Il respiro della folla

C’è il tempo per un Marinetti inedito che parla di sud e di nord, che confronta le spese e la redistribuzione del danaro pubblico senza disdegnare passaggi propriamente sociologici. Ci sono i tranvieri che stanno coi riottosi, ci sono tram incendiati lanciati contro la forza pubblica, ci sono ragazzini che scappano dalle pallottole. Ci sono le vite spezzate e un tizio che “mostrava ai passanti dei cervelli umani che teneva nell’incavo del cappello, diceva: ‘Guardate che ne hanno fatto del povero popolo’”. C’è anche il momento del socialista Filippo Turati e di Anna Kuliscioff, ma soprattutto del generale Fiorenzo Bava Beccaris. La ferocia dei suoi colpi di cannone lacerò Milano svillaneggiando le genti sotto il Castello Sforzesco.

Saranno proprio quelle giornate che convinceranno Gaetano Bresci il 29 luglio del 1900 a compiere il regicidio di Umberto I. La parola d’ordine vendicare quel sangue e gli encomi dati a Bava Beccaris dal re all’indomani della violenta repressione. Marinetti viaggia tra le strade, segue i cunicoli, ascolta il respiro della folla. Vede gli operai della Pirelli organizzarsi, liberare i propri sodali caduti nelle mani delle forze dell’ordine e poi subire come mai prima. Ci saranno decine e decine di arresti, i giornalisti del Secolo e dell’Italia del popolo in manette sfileranno per le vie della città usati come monito a futura memoria.

I moti milanesi, la città delle rivoluzioni

F.T.M. cita Engels e si domanda se è possibile fare la rivoluzione in una metropoli moderna come Milano tra esercito, vialoni e spazi impossibili da contenere per il popolo. Quante domande per un giovane che poco più di 10 anni dopo troverà la dimensione della prima avanguardia del Novecento tranciando in due il secolo breve già in fiamme. Il tutto mentre Milano osserva e muove i suoi passi per essere ancora una volta la città delle rivoluzioni. Madre di un sentimento che tornerà nei decenni e che tornerà ancora. Parola di Marinetti.

Lorenzo Cafarchio

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati