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Riscoprire Giovanni Gentile: l’Umanesimo contro la viltà

by Patrizio Podestà
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Roma, 18 apr – Giovanni Gentile veniva ucciso il 15 aprile 1944, a Firenze, da un commando di partigiani comunisti avvicinatosi fingendo di essere studenti.

Un gigante del pensiero

Filosofo, pedagogista, professore, ministro dell’Educazione Nazionale, Gentile cadeva colpito nel modo più vile: pensando di divulgare conoscenza. Filosofare, nel sistema gentiliano, vuol dire acquisire il “vital nutrimento” del sapere. E questo credette di fare il filosofo, in quel tiepido pomeriggio di primavera. La sua uccisione è un evento che sia allora che oggi suscita profonda indignazione. Chi mai potrebbe ammazzare un filosofo armato di nulla se non delle sue idee?

Giovanni Gentile, la filosofia e l’Umanesimo contro la viltà

Gentile all’epoca aveva 69 anni, era un filosofo di grande fama e influenza, noto per le sue teorie sull’idealismo e sulla dialettica. Fu anche fondatore dell’attualismo, corrente dalle implicazioni importanti per la nostra comprensione della realtà e della conoscenza. Con esso, il filosofo sostiene che la realtà sia una continua creazione e trasformazione, e che la conoscenza sia una continua attualizzazione di sé stessa. Gentile, oltre che a maestro del pensiero, era – e venne in seguito, anche dai suoi avversari politici – considerato anche un uomo di grande cultura e umanità, che aveva dedicato la sua vita allo studio e all’insegnamento, o come amava dire lui, alla formazione dei giovani.

L’agguato dei GAP: un atto infame e deprecabile

La sua uccisione fu opera di due partigiani appartenenti al GAP comunista di Firenze. I due assassini, che si erano travestiti da studenti, avevano precedentemente tentato di avvicinare Gentile, che si era fermato a parlare con loro come faceva sempre con quei giovani a cui aveva dedicato tutta la sua vita, ignaro del pericolo che correva. I GAP lo attesero fuori dalla sua abitazione in via del Giardino. Una volta avvicinata la sua auto, esplosero – coperti dai libri – diversi proiettili, colpendo Gentile proprio al cuore. Morì pochi minuti dopo l’agguato.

L’uccisione fu un evento scioccante per l’intera Nazione e per la comunità intellettuale italiana, anche da parte degli antifascisti. Perfino alcune divisioni partigiane presero le distanze dall’azione, rivendicata solo dai comunisti

L’abisso morale

La differenza di livello umano tra Giovanni Gentile e i suoi assassini è abissale. Da un lato, c’è un uomo di immensa cultura e umanità, che ha dedicato la sua vita allo studio e all’educazione di tante giovani generazioni, con la sua riforma scolastica che vive tutt’oggi. Un gigante del pensiero, il quale venne recuperato postumo anche nel dopoguerra, e che sopravvive ancor oggi nelle accademie. Dall’altro, ci sono due partigiani vigliacchi, autori di un attentato ai danni di un Uomo il quale – nonostante il suo stato politico e accademico – non aveva mai problemi a dissolvere i dubbi di qualsiasi giovane studente.

L’importanza di ricordare Giovanni Gentile

Nel ricordare la morte di Giovanni Gentile, va sottolineato e riscoperto l’apporto del filosofo alla cultura nazionale ed europea. L’Umanesimo contrapposto alla viltà e alla barbarie, riprendere una concezione sociale della formazione e del pensiero, di vedere la storia come un costante adattamento dato dalla mutazione di eventi. Giovanni Gentile guida ancora oggi la rinascita culturale italiana ed europea, e detta la prassi rivoluzionaria del sapere.

Patrizio Podestà

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