Roma, 14 lug – Il tono che resta garbato anche nell’incazzatura, quell’accento autenticamente romanesco ma senza forzature che lo trasformino nella brutta copia del Belli. Se proprio deve assomigliare a qualcuno, Antonio Maria Rinaldi ricorda di più un Max Tortora che un poeta dialettale fuori tempo massimo. Dunque una romanità se vogliamo più moderna ma autentica, quella con cui l’eurodeputato leghista risponde per le rime al “poeta” rilanciato sul suo blog da Beppe Grillo, Franco Ferrari, autore dell’ormai famigerato sonetto pieno zeppo di insulti ai romani “gente di fogna” e “infami”, perché rei di non comprendere la grandezza sfolgorante dell’amministrazione Raggi.
“Da vero romano risponno a Grillo”
Con una diretta pubblicata sulla sua pagina Facebook, Rinaldi non le ha certo mandate a dire a Beppe e Virginia. “Oggi non parlo in italiano, ma in romano stretto, perché so’ incazzato”, esordisce l’economista. “Grillo ha insultato Roma e i romani e io da vero romano je arisponno. Ma quello che ha scritto ‘sto sonetto ce scenne mai sotto casa? Se lo fa un giretto pe’ Roma? E’ ridotta nammerda, io me vergogno de scenne pe’ strada, inciampo nella monnezza, pare de sta a Kabul dopo i bombardamenti”.
Grillo e le “cazzate” sul blog
“La colpa de chi è?” si chiede retoricamente Rinaldi, “perché er pesce puzza daa capoccia. Cara Virginia non hai fatto gnente, ar dunque che cazzo hai fatto? Chi ha scritto sto sonetto se sciacquasse la bocca per cortesia, stai a parlà de Roma, lo sai che è sì? Roma va messa nel palmo de mano, e invece l’hai ridotta nammerda”. E infine l’attacco diretto a Grillo. “A Grì, tu quanno vieni te ne stai in qualche bell’albergo ar Foro Romano, ma vatte a fa un giro nelle periferie e poi te rendi conto delle cazzate che hai scritto sul blog tuo”.
Davide Romano