Uno dei paradossi della storia dell’Occidente è che, dal 1945 a oggi, in esso non si è mai parlato tanto di razza quanto se ne discute nell’epoca dell’antirazzismo al potere. Non si è mai classificato il reale in base a criteri razziali tanto quanto sta avvenendo nella tarda postmodernità che stiamo attraversando. Non male, per una categoria – la razza, appunto – che «non esiste».
Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di aprile 2021
La storia, già molto nota, della poetessa nera americana Amanda Gorman, spiega bene l’isteria in corso. Dopo aver letto la poesia The Hill We Climb alla cerimonia di insediamento di Joe Biden, la scrittrice è diventata famosa in tutto il mondo, generando richieste di traduzione un po’ ovunque nel globo. Nei Paesi Bassi e in Spagna, tuttavia, i traduttori scelti originariamente sono poi stati sostituiti (nel primo caso per un ritiro spontaneo, nel secondo su decisione della casa editrice) dopo un dibattito relativo a – pensate un po’ – il colore della pelle di questi ultimi. Ebbene sì: nel 2021 un bianco non può tradurre un nero. A farne le spese è stata la ventinovenne olandese, bianchissima e biondissima, benché gender fluid, Marieke Lucas Rijneveld, che nel 2020 ha vinto l’International booker prize con il romanzo Il disagio della sera.
Bianchi discriminati: questione di «razza»?
La scelta, tuttavia, non sembra essere piaciuta all’ormai leggendario «popolo del Web», che sui social ha cominciato a chiedere una traduttrice di analoga pigmentazione. Non solo: il giornalista Janice Deul, in un commento sul quotidiano olandese Volkskrant, ha scritto: «Senza nulla togliere alle qualità di Rijneveld, perché non scegliere una scrittrice che è – proprio come Gorman – famosa, giovane, donna e impenitentemente nera?». Alla fine la Rijneveld ha annunciato la marcia indietro: «Sono scioccata dal clamore causato dal mio coinvolgimento nella divulgazione del messaggio di Amanda Gorman e capisco le persone che si sono sentite ferite dalla scelta dell’editore Meulenhoff», ha scritto su Twitter, peraltro implicitamente avallando l’assurda logica censoria. Stessa cosa è accaduta in Spagna, ma in modo meno consensuale…