Roma, 19 set – Il 20 e 21 settembre prossimi – Conte permettendo – gli italiani saranno chiamati a esprimersi sul voto per il taglio dei parlamentari. Ora, senza entrare nel merito, concentriamoci sull’elettore che si trova in cabina con di fronte la scheda. Due sole le scelte: sì o no. Questa è la prima immagine con la quale si apre il “Trattato del Ribelle” di Ernst Jünger, stimolante lettura che soprattutto in questo periodo di crisi può fornire numerosi spunti di riflessione.
Soffocare gli uomini liberi
Quando venne pubblicato per la prima volta nel 1951, il longevo filosofo e romanziere tedesco – sia in termini di pensiero che di vita con i suoi centodue anni – era sulla soglia della sessantina e quest’anno ricorrono i trent’anni dalla prima edizione italiana Adelphi.
L’opera consiste in un’interrogazione costante sul sistema democratico e, più in generale, di qualunque sistema che vada a soffocare gli uomini liberi, i ribelli, ai quali viene consigliato di “passare al bosco”.
La lezione di Jünger: costruire comunità
Ma facciamo un passo indietro e torniamo all’elettore. Jünger ci insegna come ogni sistema tirannico abbia bisogno di giustificarsi e nel mentre istituisce le elezioni, momento nel quale si troveranno anche voti contrari all’opinione dominante. Questi ultimi tuttavia, pur potendo essere di uomini veri, saranno sempre un’esigua minoranza e sono comunque funzionali a mantenere il sistema perché confermano la maggioranza legittimando la tirannide che si tiene in piedi proprio grazie alle cosiddette finzioni democratiche: “L’elettore si trova davanti a un vero paradosso, perché a invitare a sceglierlo liberamente è un potere che, per parte sua, non ha alcuna intenzione di rispettare le regole del gioco“. Se a questo scenario aggiungiamo quella che possiamo chiamare “egemonia culturale”, la mancanza di trascendenza e il nichilismo della tecnica, diventata ormai la nuova religione dell’uomo, ci rendiamo conto che l’unica soluzione è rendersi impermeabili passando al bosco.
Ispirato dalle foreste della sua Germania, Jünger parla di Waldgang, termine che in italiano è stato reso in maniera più creativa ma che nell’originale tedesco pone accento sulla comunità di uomini liberi che deve consolidarsi per creare un ecosistema alternativo nel segno di un’anarchia spirituale e anti-materialistica. Perché il bosco è dappertutto, anche nel deserto e in patria, ovunque il ribelle riesca a praticare la resistenza: “Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto questi lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. È questo l’incubo dei potenti“.
Filippo Mercuri
4 comments
[…] FONTE: https://www.ilprimatonazionale.it//cultura/passare-bosco-lezione-junger-sopravvivenza-167359/ […]
Bellissimo articolo che incoraggia a resistere anche alla attuale dittatura sanitaria introdotta dalla finanza globalista occulta che si è già impossessata di quasi tutti i beni delle nazioni tramite la creazione in forma privata ed a costo zero della moneta.Ora vogliono dominare in forma definitiva su tutte le anime e quindi auguriamoci che vi siano molti lupi nei boschi in grado di combatterli
[…] La strada che segue è dunque parallela a quella di Jünger, che ragionò «dal di fuori» su una via di fuga aristocratica dallo Stato che deve compiersi nel «bosco». Due menti importanti da non dimenticare ma da unire al fine di essere in grado di determinare il […]
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