Roma, 22 giu – Due questioni, negli ultimi anni, sono apparse cruciali per ridefinire gli schieramenti politici e interrogarsi sul futuro della nostra società. La prima è quella dell‘immigrazione, con tutto ciò che essa comporta in termini di riflessioni sull’identità, sull’altro e sul confine che lo separa da noi; la seconda è quella delle problematiche di genere, ovvero del nodo di tematiche relative all’identità sessuale, al gender, alla famiglia. Ebbene, i funzionari del ministero dell’Istruzione che hanno elaborato le tracce dei temi sembrano particolarmente sensibili a entrambi, dato che agli studenti italiani hanno proposto, tra gli altri argomenti, tanto una riflessione sul rapporto padre/figlio quanto una sul concetto di confine. Vediamo in che modo.
A proposito del tema della paternità, gli studenti dovevano partire da tre testi. Il primo era una poesia di Umberto Saba, dal titolo eloquente: “Mio padre è stato per me ‘l’assassino’”. Il rapporto del narratore con la figura paterna è quanto meno controverso. Fino a che ha avuto 20 anni, il poeta l’ha considerato, appunto, “l’assassino”, salvo poi capire che in realtà il genitore era semplicemente un “bambino”. L’uomo “andò sempre pel mondo pellegrino; / più d’una donna l’ha amato e pasciuto. / Egli era gaio e leggero”. Mentre il padre se la spassava, “mia madre / tutti sentiva della vita i pesi” e avvertiva il figlio: “Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”. In questo conflitto fra padre e madre, il poeta non prende posizione, ma il quadro è eloquente: conflittualità genitoriale, una madre che alleva il figlio nell’odio del padre, una famiglia divisa fra principio di piacere (incarnato dal padre viveur) e principio di realtà (la mamma che sgobba). C’è poi uno stralcio dalla Lettera al padre di Kafka, in cui lo scrittore praghese ricorda di quando, per un capriccio infantile, si mise a protestare perché voleva dell’acqua e il padre, per punizione, lo mise in castigo sul ballatoio, palesandosi come un’istanza suprema inflessibile e spietata. C’è, inoltre, un brano di Federigo Tozzi su un padre che prova avversione per il figlio gracile e lui che, di rimando, si mostra docile ma sottilmente ribelle. Il rapporto padre-figlio nella letteratura del Novecento è tutto qui, per i funzionari del ministero: solo conflitto, incomprensione, incomunicabilità. Non che si dovesse per forza optare su una rappresentazione familiare oleografica stile reclame del Mulino Bianco, il rapporto con il padre è stato anche conflitto. Qui, però, par di capire che esista solo il conflitto, mai l’esemplarità, l’incarnazione di una legge giusta, un aspetto donativo, creatore.
Meno spudoratamente propagandistica la traccia sul concetto di confine, che prende spunto da una frase di Piero Zanini in cui si distingue, secondo un luogo comune un po’ scricchiolante dell’antropologia, tra confine e frontiera. Del primo si dice se non altro che “è anche un modo per stabilire in via pacifica il diritto di proprietà di ognuno in un territorio conteso”. Di questi tempi mettere il confine dal lato della pace e del diritto, anziché da quello della guerra e dell’arbitrio, è già moltissimo. Per quanto riguarda la frontiera, essa viene definita come “il limite ultimo oltre il quale avventurarsi significava andare al di là della superstizione contro il volere degli dèi, oltre il giusto e il consentito, verso l’inconoscibile che ne avrebbe scatenato l’invidia”. Oltrepassare la frontiera, quindi, “muta anche il carattere di un individuo: al di là di essa si diventa stranieri, emigranti, diversi non solo per gli altri ma talvolta anche per se stessi”. Parole che si prestano a una lettura ambivalente ma che probabilmente, ad alunni già preliminarmente formattati dai prof, apparirà come l’occasione per narrare le sofferenze di chi emigra. Insomma, la solita minestra boldriniana riscaldata.
Giorgio Nigra
5 comments
Spiegate ai vostri figli che la vera prova sta nell’ignorare la demenzialità cattocomunista dei temi. Poi tutto verrà da sé. Figli fascisti, nipoti fascisti, pronipoti fascisti. Per l’eternità.
basta, non ne possiamo più di questo assalto alla paternità e al Padre. Basta col cattocomunismo, basta con le bergogliate, basta con le boldrinate; se, prima, in età “patriarcale” (il virgolettato è d’obbligo) lo sviluppo è andato avanti e ora invece va indietro, un motivo ci sarà… comunque tranquilli, ci penseranno i barbuti a rimettere a posto le cose. Ricordiamoci la fine dell’Impero Romano: è caduto solo quando il popolo ha cominciato a sospettare che con i “barbari” (altro virgolettato d’obbligo) si stava meglio… rimettiamo a posto certe cose (prima di tutto la distruzione del maschio, bianco occidentale avvenuta in questi anni) e vedrete che il cosiddetto “scontro di civiltà” (continuo coi virgolettati) prenderà un’altra piega… altrimenti,,, buon islam a tutti! Concludo con un auspicio: che il vaticano se ne vada una volta per tutte a Gerusalemme, lì sta bene.
La demolizione della figura paterna rientra nel piano massonico di dominio totale dei banksters che si sono impossessati ,grazie ai traditori locali ,delle aziende e banche pubbliche e della stampante di soldi nel passato a costo zero chiamata banca d’italia che è oramai privata(anche la BCE di cui la banca d’italia ha il 16% è privata ed in cambio di carta a costo zero si compra i vari paesi )
Al fine di controllare gli individui sin dalla nascita vanno demolite le nazioni sovrane e la famiglia che insegna valori non negoziabili e quindi da decenni i banksters tramite i loro media promuovono l’ateismo, i gay e la demolizione della figura paterna che è quella della autorità principale scollegata e alternativa allo stato. La promozione gender serve poi a mettere in dubbio la piu’
importante delle identità che hanno gli uomini e le donne e cioè quella sessuale .Il tutto al fine di renderci dei dementi senza valori o spirito critico al fine di schiavizzarci.E ci prendono anche per i fondelli parlando di diritti (individuali e isolati) quando tolgono i diritti collettivi quali contratti collettivi o diritto alla salute, etc. Insomma questi sono molto pericolosi e forse hanno già vinto se anche la scuola oramai trasmette queste schifezze
Cesare, con tutto il sincero rispetto per le tue idee, che in generale condivido, credo che tu sopravvaluti il ruolo e il potere della massoneria. Tu non hai idea di che accozzaglia di mediocri e piccolo-borghesi ininfluenti siano – giusto per parlare di casa nostra – i massoni italiani; parlare della massoneria come di un potere forte e compatto serve solo a gratificare la loro vanità stracciona.
Concordo sia con l’ articolo che con i commenti precedenti; le scuole, queste scuole, sono vere ed autentiche “officine” in cui si programmano e costruiscono gli “androidi biologici” che daranno automaticamente il consenso (senza la minima critica) all’ ideologia dominante ed “al Partito”.
E’ orwelliano, letteralmente.