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Misteriosi geroglifici Maya su un antico disco rinvenuto a Chichén Itzá

by Andrea Bonazza
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Roma, 12 apr – Ancora una volta torniamo nell’America centrale per parlare dell’affascinante civiltà Maya e delle scoperte ad essa collegate. I ricercatori dell’Istituto messicano nazionale di antropologia e storia (INAH) hanno portato alla luce un antico disco di pietra preispanica nel sito archeologico di Chichén Itzá, nello Yucatán. Il cerchio intagliato nella roccia calcarea reca in sé immagini di Personaggi Maya che giocano all’antico gioco della palla Pok Ta Pok, scolpite insieme a misteriosi geroglifici Maya tracciati lungo il bordo. A differenza però delle altri reperti rinvenuti nel famoso sito archeologico, questo disco presenta il suo testo glifico completo.

“È raro trovare scritte geroglifiche a Chichén Itzá”, ha dichiarato l’archeologo Francisco Pérez Ruiz, “per non parlare di un testo completo”. Marco Antonio Santos Ramírez, capo della zona archeologica di Chichén Itzá, al notiziario messicano EFE ha affermato che la scoperta potrebbe cambiare il modo in cui l’archeologia pensa a Chichén Itzá, “aggiungendo un nuovo elemento di cui non eravamo a conoscenza”.

Chichén Itzá riscopre un misterioso cerchio Maya

Il “Piedra Juego de Pelota” (Disco del gioco della palla), come lo chiamano gli archeologi, è un indicatore di alcuni eventi importanti legati al gioco della palla della Casa Colorada giocato in un campo più piccolo di quello del più famoso Grande Gioco di Chichén Itzá. “Il personaggio a sinistra indossa un copricapo piumato e una fascia che presenta un elemento a forma di fiore, probabilmente una ninfea. All’altezza del volto si distingue un cartiglio, che può essere interpretato come soffio o voce. L’avversario indossa invece un copricapo noto come “turbante di serpente”, una rappresentazione trovata più volte a Chichén Itzá”, ha spiegato l’archeologo Santiago Alberto Sobrino Fernández.

La pelota era un antico gioco Maya simile al basket. 
Era spesso suonato per motivi rituali e costituiva una parte importante della cultura.

Una preziosa testimonianza scritta dell’antica cultura

Antonio Santos Ramirez ha poi convenuto che il manufatto potrebbe ampliare la nostra conoscenza della cultura Maya, poiché “apparentemente contiene date, nomi e azioni che sono state registrate dagli antichi abitanti di Chichén Itzá”. I geroglifici raffigurati nella pietra pesante 40 chilogrammi, potrebbero essere tra gli ultimi scritti dell’antica cultura intorno al periodo tardo classico (approssimativamente tra l’800 e il 900 d.C. circa), prima che la scrittura Maya classica tramontasse definitivamente. 

Il professore di storia mesoamericana presso l’Università Nazionale Autonoma (UNAM), Pablo Alberto Mumary Farto, al Mexico Daily News ha osservato che la scoperta del manufatto ha rappresentato un’opportunità per comprendere meglio i rituali e gli eventi associati all’antico gioco. “Ciò che è interessante è che questo disco risale al IX secolo, e ci fornirà sicuramente maggiori informazioni sul governo Maya durante quel periodo, poiché l’immagine sembra raffigurare due possibili governanti impegnati in un rituale o evento”.

Chichén Itzá è un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO e una delle città storicamente più significative del mondo Maya. 
(Luka Peternel/Wikimedia)

Il Messico investe nell’archeologia a caccia di tesori

Trovato dall’archeologa Lizbeth Beatriz Mendicuti Pérez, il disco è uno dei tanti reperti archeologici portati alla luce nell’ambito del Programma per il miglioramento delle zone archeologiche (Promeza), che intraprende progetti archeologici lungo il controverso percorso del cosiddetto Treno Maya. “Era dalla creazione di INAH, che non c’è stato un investimento così importante nell’archeologia del Messico. E ora sta dando i suoi frutti”, ha sottolineato Santos. Proprio lo scorso febbraio, gli archeologi avevano segnalato l’ennesimo ritrovamento a Chichén Itzá: la tomba di una persona dell’élite cittadina appartenente alla dinastia Canules (Ah Canul). È stato trovato a “Chichén Viejo”, un’area inesplorata del sito archeologico che, secondo INAH Yucatán, sarà presto aperta al pubblico.

Andrea Bonazza

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