Roma, 9 mar – Max von Sydow è andato a riprendere la sua partita a scacchi. L’attore svedese, noto per aver interpretato il cavaliere medievale che sfidava la morte ne Il settimo sigillo, si è spento all’età di 90 anni. «Con infinita tristezza e profondo dolore vi annunciamo la scomparsa di Max von Sydow», ha annunciato la moglie Catherine attraverso il suo agente. Nato come Carl Adolf von Sydow a Lund, città del Sud della Svezia, l’attore era figlio di Carl Wilhelm von Sydow, etnologo e professore universitario, esperto di folclore nordico. Pur scettico su alcuni aspetti della dottrina razziale nazista, il professor von Sydow aveva aderito all’Associazione nazionale Svezia-Germania fondata nel dicembre 1937 a Lund con lo scopo di «promuovere una valutazione equa della nuova Germania».
Giocare a scacchi con la morte
La madre di Max era invece una baronessa i cui antenati provenivano dalla Pomerania. Nel 1955 viene notato al teatro di Helsinborg dal regista Ingmar Bergman (altro artista che in passato aveva manifestato simpatie politiche poco «ortodosse»), di cui diventa attore feticcio: dopo alcuni spettacoli teatrali, i due collaborano anche sul grande schermo: nel 1957 Sydow interpreta il cavaliere Antonius Block, l’iconica figura dell’immaginario europeo intenta a giocare con la morte sullo sfondo di un medioevo pestilenziale e inquietante. Sydow e Bergman collaboreranno ancora ne Il posto delle fragole (1957), Alle soglie della vita (1958), Il volto (1958), La fontana della vergine (1959), Come in uno specchio (1961) e Luci d’inverno (1961), L’ora del lupo (1967), La vergogna (1968), Passione (1969) e L’adultera (1971).
Quel cinema “identitario”
La collaborazione con Bergman è il volano per sbarcare a Hollywood, dove lo svedese interpreta ruoli in film di largo successo che ne decretano la fama mondiale, dall’austero e tradizionalista prete dell’Esorcista (1973) al glaciale sicario de I tre giorni del Condor (1975), dall’ufficiale nazista patito di calcio di Fuga per la vittoria (1981), fino all’ufficiale corrotto della «precrimine» in Minority report (2002). Nella sua lunga carriera non manca la partecipazione a pellicole pregnanti di un certo modo identitario di vedere il cinema: dal ruolo di re Osric in Conan il barbaro, di John Milius (1982) a quello di voce narrante in Europa di Lars Von Trier (1991), dedicato all’epopea dei Werwolf che dettero filo da torcere all’occupante americano in Germania.
Nel 1996 ha interpretato lo scrittore «collaborazionista» Knut Hamsun nell’omonima produzione scandinava. È stato nominato due volte agli Oscar: nel 1989 come miglior attore protagonista per Pelle alla conquista del mondo di Bille August e nel 2012 come miglior attore non protagonista per Molto forte, incredibilmente vicino di Stephen Daldry.
Giorgio Nigra