In the shuffling madness
Of the locomotive breath
Runs the all-time loser
Headlong to his death
Jethro Tull, Locomotive Breath
Roma, 20 mag – Avvicinarsi a un testo come quello di Theodore John Kaczynski, più conosciuto come Unabomber, significa confrontarsi con una mente brillante che ha scelto di agire nel modo più estremo contro la società industriale. Bisogna quindi avere la serenità d’animo e la distanza emotiva per poter scindere la teoria dalla prassi, poiché, è bene ricordarlo, l’ex professore di matematica alla Berkeley University ha scelto di diventare il più pericoloso terrorista sul suolo americano, portando avanti una battaglia personale durata dal 1978 al 1995 nel nome di un rifiuto totale della società tecnologica. È d’altronde la radicale e terribile coerenza che ha animato le azioni di Kaczynski a rendere il suo Manifesto programmatico intitolato La società industriale e il suo futuro così interessante e di assoluta rilevanza ancora oggi. Si tratta insomma di un testo scritto da un uomo che ha portato fino in fondo le proprie convinzioni, giuste o sbagliate che fossero. La nuova edizione curata dalle edizioni Passaggio al Bosco è arrivata da poco nelle librerie e merita di essere letta per la sua profondità critica e gli spunti di riflessione che fornisce.
Il manifesto di Unabomber
Curiosamente i primi paragrafi del testo sono dedicati a una critica spietata della sinistra, che per l’autore rappresenta egregiamente il potere culturale e politico che soffoca ogni reale libertà e qualsiasi possibilità di ribellione contro il sistema dominante. La sinistra è per Kaczynski la naturale alleata della società industriale e della sua inevitabile configurazione collettivista e livellante. Peraltro le persone di sinistra sarebbero caratterizzate da una sovrasocializzazione che ne condiziona fortemente i comportamenti, rendendole conformiste e tendenzialmente nemiche di qualsiasi deviazione ritenuta politicamente scorretta. Il politicamente corretto è per Unabomber il metodo di condizionamento mentale attraverso il quale la sinistra, una volta acquisito potere nelle università, nelle redazioni, nel mondo politico ecc., frena e contiene qualsiasi tipo di libertà ritenuta pericolosa alla propria posizione dominante. Di conseguenza, nella sua battaglia contro la società tecnologica, Kaczynski esclude qualsiasi possibilità di unire anche solo tatticamente le forze con persone di sinistra. Lo scopo del Manifesto è quello di porre le basi teoriche della rivoluzione che l’autore intende innescare contro il sistema nella sua totalità: «Non si tratterà di una rivoluzione politica: il suo obiettivo non sarà il rovesciamento di specifici regimi, bensì l’abbattimento delle fondamenta economiche e tecnologiche alla base della presente società». L’opposizione è quindi senza compromessi.
Una visione radicale
Secondo Unabomber la società industriale si regge su una stringente repressione della libertà umana attraverso attività sostitutive (il lavoro) e la fissazione di falsi obiettivi (il consumo, lo svago) che distolgono totalmente la maggioranza delle persone da quello che l’autore chiama, con formula efficace, il processo del potere. Il potere è misurabile dal grado di autonomia, cioè dalla possibilità di scegliere liberamente i propri obiettivi e il modo per conseguirli; è chiaro che in un sistema in cui ogni scopo viene organizzato dalla società e può essere conseguito solo seguendo le regole fissate dalla società stessa, è del tutto impossibile esercitare un vero potere autonomo e libero e, soprattutto, è del tutto impraticabile ogni forma di realizzazione personale o comunitaria al di fuori degli schemi comportamentali prefissati dal sistema stesso. Il processo del potere consiste precisamente nel modo attraverso cui la libertà individuale si esercita concretamente, un’esperienza che secondo Kaczynski può essere sperimentata solo al prezzo di una radicale rottura con la società industriale e il suo meccanismo di disciplinamento sociale.
In diverse occasioni l’autore mette in guardia dal cadere in illusioni riformistiche, poiché secondo lui non c’è possibilità di mantenere ciò che di buono ha la tecnologia senza avere allo stesso tempo ciò che essa ha di negativo. Allo stesso modo, tiene a precisare che ogni cambiamento prodotto dalla tecnologia, ogni restringimento della libertà umana, tenderà sempre a diventare permanente. Perciò sostiene con convinzione che «non vi siano speranze di riformare il sistema industriale in modo tale da impedirgli di assottigliare progressivamente la sfera della nostra libertà. Si è osservata una costante tendenza del progresso tecnologico – tendenza risalente almeno alla Rivoluzione Industriale – di rinforzare il sistema ad un prezzo carissimo in termini di libertà individuale ed autonomia locale».
La critica alla società contemporanea
Il Manifesto non lascia spazio a dubbi o a fraintendimenti di sorta: Unabomber ritiene che solo la distruzione della società tecnologica, un totale rifiuto dell’industrializzazione potrebbe restituire all’uomo la libertà e la salute che gradualmente ma inesorabilmente vede erodere attraverso processi di imbrigliamento artificiale. È l’ambiente circostante, modificato dall’opera umana, a rivolgersi contro l’uomo stesso e a esercitare una pressione crescente sui processi biologici e sull’equilibrio mentale. La società industriale ha dei ritmi di produzione ben precisi, si organizza per protocolli e funzioni e non prevede variabili impreviste che potrebbero danneggiarne il buon funzionamento. Le anomalie devono essere risolte o cancellate. Pertanto il comportamento umano, inserito in un contesto di sovrasocializzazione che lo condiziona a dovere, deve essere controllato ed educato in funzione del sistema tecnologico.
Kaczynski ha nel corso del saggio delle intuizioni di notevole lucidità che ancora oggi rappresentano fonte di critica vivace alla società contemporanea. In un passaggio in cui tratteggia l’evoluzione futura della società industriale scrive: «Il sistema può diventare un’organizzazione unitaria e monolitica, o frammentarsi in un certo numero di organizzazioni coesistenti, reciprocamente vincolate da un rapporto che includa elementi sia di cooperazione che di competizione, così come oggi il governo, i colossi dell’industria ed altre grandi organizzazioni usano al contempo cooperare e competere fra loro. La libertà umana sarà scomparsa, poiché individui e piccoli gruppi saranno impotenti al cospetto di colossi dotati di armamenti supertecnologici ed un arsenale di avanzati dispositivi di manipolazione psicologica e biologica dell’essere umano, oltre che di un ampio novero di strumenti di sorveglianza e coercizione fisica».
Quel tratto anti-umanistico
Se questo è l’orizzonte avvilente che attende l’uomo, Unabomber non presenta alcun modello ideale di società a cui tendere. La sua strategia rivoluzionaria basata sull’attacco senza compromessi al sistema – usare la tecnologia contro se stessa – è volta unicamente al completo abbattimento del mondo contemporaneo e a un ritorno alla dimensione di vita naturale. Con le sue parole: «Il nostro ideale positivo è la Natura. Una Natura – la nostra – ovviamente incontaminata e selvaggia». Nella sua visione quindi emerge un tratto fortemente anti-umanistico, perché lo scopo ultimo della lotta che vuole innescare è quello di escludere e abolire ogni interferenza umana sul mondo naturale. L’uomo deve quindi ritornare alle leggi di natura, rispettarne la purezza e rinunciare alla volontà di dominio su ciò che lo circonda.
Come sottolineato altrove, è riscontrabile una forte influenza del saggio di Kaczynski nel film e nel libro Fight Club, che è stato a tutti gli effetti un fenomeno di culto capace di influenzare notevolmente svariati ambienti politici e culturali. Si tratta di un caso tra i più eclatanti in cui alcune delle tesi più dirompenti del Manifesto hanno trovato eco, così come più recentemente anche il francese Michel Houellebecq ne ha parlato nel suo ultimo romanzo Annientare.
Come rafforzare il sistema
Ciò che resta de La società industriale e il suo futuro però non sono soltanto provocazioni pop e pose estetizzanti. Come sottolineato opportunamente nella nota introduttiva al volume edito da Passaggio al bosco, il saggio manca totalmente di una prospettiva positiva e costruttiva che non si riduca a un problematico richiamo alla vita naturale. Ciononostante il testo di Theodore Kaczynski è ricco di spunti critici che possono essere ulteriormente arricchiti sia alla luce della sua esperienza di vita sia di quanto sta avvenendo in questi anni. Per fare un rapido esempio, gli stessi atti terroristici di Unabomber dovrebbero aver ben chiarito come quel tipo di guerra asimmetrica non faccia altro che spingere il sistema a un suo rafforzamento, fornendo il pretesto per spingere ancora di più le maglie della sorveglianza e dotandosi di strumenti di polizia sempre più complessi ed efficaci. Dunque l’esito ultimo di colui che voleva distruggere la società tecnologica, è stato di spingerla a rafforzarsi con più raffinati mezzi tecnici. Poco importa quanto tutto questo rappresenti una sconfitta di quanto detto e fatto da Kaczynski, ciò che resta è un testo capace di fornire elementi di riflessione profondi e concreti di assoluta attualità. Il compito sarà di unire alla critica radicale una capacità di visione e sintesi realistica alternativa al sistema dominante.
Francesco Boco
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