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La magia di D’Annunzio era lode entusiastica della vita

by Alfonso Piscitelli
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Gabriele d'Annunzio

Ci sono due modi per affrontare il tema dell’«esoterismo» di Gabriele d’Annunzio: il primo è quello di considerarlo come un allegato eccentrico alla biografia di una personalità d’eccezione. Il secondo è quello di capire come un personale «misticismo», arricchito dalle suggestioni occultistiche che vagavano nella Belle époque, sia emerso nei momenti di vita fondamentali di un uomo d’azione.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di dicembre 2022

Quest’anno un volume molto rigoroso sull’argomento è stato pubblicato in Italia a firma della studiosa dannunziana Raffaella Canovi: si intitola L’iniziato (Ianieri editore), con riferimento specifico al problema dell’affiliazione massonica. Il saggio non è però limitato alla questione della fratellanza in loggia, ma spazia lungo tutta l’avventura culturale, politica, militare del poeta… che fu «poeta-vate», e già in questa definizione ci si avvicina a una dimensione oracolare.

Religione della patria

In Italia si era creata una sorta di tradizione, quasi una catena, di poeti-vate: i professori di liceo fanno riferimento alla triade classica di Carducci-Pascoli-D’Annunzio. Ma, andando un po’ più indietro, questa funzione di «vaticinio» fu già assolta da Vittorio Alfieri, il primo a risvegliare la cultura italiana al senso di una libertà politica, poi da Ugo Foscolo, che per molti aspetti biografici anticipò D’Annunzio.

Leggi anche: Elogio di Gabriele d’Annunzio, poeta armato e vate dell’Italia immortale

Il poeta-vate è colui che ispira i compatrioti con i suoi versi: ci avviciniamo a una dimensione del sacrum modernamente inteso e collegato a quella che in seguito verrà definita come «religione civile» o «religione della patria». E se Foscolo dialoga idealmente con i morti secondo una sensibilità ancora illuminista, Carducci rievoca antiche glorie pagane e Pascoli mette in evidenza il mistero della vita con una sensibilità da socialista umanitario. E in D’Annunzio come si manifesta il… vaticinio?

D’Annunzio esteta decadentista

In verità, il poeta mondano e sovrumanista appariva al principio il meno adatto a ricoprire il ruolo solenne di oracolo della patria… non fosse altro che per una lontananza dei suoi temi da quella che era la «pedagogia nazionale» di fine Ottocento. Nel Piacere celebrava la ricerca del godimento sublime, mentre la borghesia italiana raccontava ai figli la deliziosa favola di Pinocchio incentrata sui valori sani della famiglia e dell’educazione. Nelle Vergini delle rocce sogna l’accoppiamento eugenetico di un suo alter ego con una nobildonna per generare niente di meno che «il re di Roma», tema decisamente distante dal laburismo patriottico del popolare romanzo Cuore. Va peraltro sottolineata una gradevole contraddizione: il dispregiatore del «diluvio democratico» D’Annunzio è lo stesso che, da deputato della destra storica, non esita ad abbandonare i banchi della maggioranza e a passare all’opposizione di sinistra quando il…

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1 commento

fabio crociato 7 Gennaio 2023 - 11:52

Pappa senz’altro buona, coca… Pitigrilli docet. Poi, ma solo poi spaziamo tra masse, massoni e massificati/non massificati “ab aeterno”.

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