Roma, 9 lug – Si torna ciclicamente a parlare, nel nostro Paese, del “problema” della legalizzazione delle droghe leggere. Ho volutamente posto tra virgolette l’espressione, dacché, invero, come usa dire, i problemi sono altri. E sono precipuamente quelli legati al lavoro e ai diritti sociali, dei quali la ragion liberista sta con solerzia facendo strame indisturbata: e ciò mentre tutti, giust’appunto, si accapigliano intorno a problemi che non sono tali; o, meglio, che sono problemi, in un altro senso, poiché dividono e distraggono le masse in fase di pauperizzazione organizzata dalla classe dominante no border. Com’è evidente, mentre in basso si guerreggia orizzontalmente tra legalizzatori e proibizionisti, in alto i padroni del caos fanno indisturbatamente i loro affari, portandoci via fino all’ultimo diritto. Nihil novi sub sole.
Lo diceva già Costanzo Preve
Ha buoni argomenti sia chi è per il proibizionismo, sia chi è per la legalizzazione. Ma non è questo il punto. Il vero punto lo inquadrò splendidamente, e con la consueta sua lucidità, il mio maestro Costanzo Preve, che così scriveva nella sua “Storia critica del marxismo” (2007): “Il nuovo potere è flessibile, non rigido. Esso deve liberalizzare tutto, dal sesso all’uso delle droghe, e soprattutto deve demolire ogni autorità, da quella paterna a quella religiosa e persino quella del merito professionale, in modo che si possa fare posto per l’unica autorità legittima, l’Autorità della Merce, che non ha né razza né lingua, né religione né filosofia”.
Un mondo senza limiti né autorità
È proprio questo, in effetti, il punto decisivo per inquadrare la questione. Un punto già del tutto chiaro a Pasolini, invero. Il nuovo potere non è più restrittivo e autoritario. È, invece, edonista e consumista: deve abbattere ogni limite e ogni autorità, perché la merce non conosce limiti e autorità. E un mondo ridotto a merce è un mondo, per definizione, senza limiti e senza autorità, con annessa liberalizzazione individualista dei costumi e dei consumi. Tutto deve essere possibile per l’individuo consumatore, a patto che egli possa economicamente permetterselo. O, se preferite, in astratto tutto è possibile e, in concreto, puoi quanto può il valore di scambio del quale disponi. Ecco perché per il capitale anche la droga deve essere liberalizzata. E presto lo stesso sarà per tutte quelle realtà – poche, a dire il vero – che ancora non sono state “liberalizzate”, cioè riconfigurate in merci disponibili per consumatori a volontà di potenza consumistica smisurata.
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L’antiproibizionismo è naturalmente funzionale al capitale. Lo è perchè i capitalisti di cui Fusaro parla nell’articolo, sulle debolezze e i vizi delle persone ci fanno il proprio business e ciò gli frutta enormi profitti. Vizi che tra l’altro sono indotti nella mente dai mass media, non solo attraverso la martellante pubblicità che mandano in onda che spingono ogni individuo a consumare sempre, ma anche i modelli insani proposti dai contenuti che trasmettono. Ma più che il capitale in sè, il problema è l’assenza di uno Stato che non impone divieti, limiti e regolamenti.
Pensate solo al sesso libero e disordinato: se vivessimo in un mondo pre-Sessantotto, dove la sessualità era nella quasi totalità delle situazioni confinata all’interno del matrimonio, i produttori di preservativi venderebbero poca roba. Quindi la famosa “libertà sessuale”, in realtà anarchia sessuale, viene propagandata e incentivata non per la nostra libertà e felicità, ma per fare gli interessi dei vari Anselli, Reckitt Beckinser, ecc., che tra l’altro in pubblicità investono molto, e lo vediamo dagli spot che mandato in onda sulla televisione, anche in fascia protetta. E infatti la cosa più brutta è che spingono i ragazzini alla promiscuità, essendo i più vulnerabili mentalmente, ovvero manipolabili.
Ma quante pippe mentali; non mi frega un caxxo delle droghe leggere, fumo toscani che sono molto peggio. Cavernicoli come Gratteri vorrebbero proibire pure bacco e tabacco, per venere ci pensano le ordinanze dei vari sceriffi frustrati sparsi per la penisola. Tra l’altro le droghe leggere non sono per nulla funzionali al capitale se legali (data la facilità di auto coltivazione), ma lo diventano invece quando sono proibite.
Con Fusaro la ragione se ne va a spasso e le mafie ringraziano.
Ringrazio di cuore il prof. Fusaro dell’ineccepibile esplicazione del paradosso per cui, ogni apparente concessione all’esercizio dei cosiddetti diritti individuali costituisce, in realtà, la abominevole premessa di una effettiva traduzione in schiavitu ‘ e dell’abominevole svilimento della dignità e libertà delle persone. Quando ci accorgeremo, finalmente, della natura ipocrita e fraudolenta di queste concessioni che non generano progresso, ma regressivo asservimento agli interessi del capitale? Prof Fusaro, Le attribuisco una dotazione di facoltà logiche e di una intensità intellettiva purtroppo estranee alle menti anguste dei Suoi colleghi benpensanti e correttamente schierati
La volontà di liberalizzare droga stupefacente, per ora solo “leggera” (ma, per molti consumatori, quasi sicuro prodromo pratico verso la “pesante”), è pure funzionale nel rendere più inconsapevole, quindi più docile, la manovalanza del odierno sistema toto-capitalistico. “Fumato”… comprendi tra le nebbie cerebrali. E vai avanti (sic), con una relatività etica, morale, sociale senza soffrirne e preoccuparti più di tanto. Non a caso, si sente spesso affermare che senza l’ “aiutino” questa realtà è invivibile… La situazione, ad alta percentuale di obnubilazione individuale, non può essere più chiara di così! Salvo avere fette di salame sugli occhi e non solo…
Per chi ha ancora dubbi (e non desidera emigrare verso terre dal oppio libero): almeno di tanto in tanto, bisognerebbe fare proprio anche il vissuto altrui. Altrimenti siamo come i due asini, legati tra loro, che uno cerca di mangiare a dx e l’ altro a sx, ovviamente senza riuscirvi. Basterebbe prima nutrirsi insieme a dx e poi a sx, o no?!
Sursum Corda.