Roma, 16 dic – Alcuni racconti particolarmente rappresentativi delle virtù umane sono capaci di solcare i secoli e ispirare decine di generazioni differenti. Le gesta degli eroi della guerra di Troia ad esempio ancora oggi ispirano alla creazione di libri e film. Allo stesso modo, diversi episodi di quella stessa mitologia hanno a suo tempo dato il La a una vivace creazione culturale che trovò la sua più importante manifestazione nella tragedia greca. Di questo genere teatrale, ritenuto ancora oggi non a torto una delle più alte dimostrazioni del genio creativo umano, Sofocle fu uno degli esponenti principali, tramandando ai posteri storie drammatiche come quella di Edipo o della grandiosa figura femminile di Antigone.
La storia di Antigone in particolare, libera cittadina che si oppone alla tirannide dello zio Creonte, può ancora oggi ispirare l’essere umano in una ricerca della virtù che si libera delle catene imposte dal pensiero dominante, dal potere costituito. Ma ci arriveremo.
Un antico dramma che si svolge a Tebe
Prima ancora della guerra di Troia, nella greca città di Tebe regnava il nobile Edipo. La sua stirpe era maledetta dagli dei e lui stesso aveva inconsapevolmente ucciso il padre e sposato la madre, la regina Giocasta. Una volta venuto alla luce questo sacrilegio, Edipo si cava gli occhi e decide di condannarsi all’esilio lasciando a regnare i due figli Eteocle e Polinice. Ad accompagnare il padre nel suo esilio è proprio la figlia Antigone, giovane ragazza che incarna l’unione armonica tra bellezza e virtù, fondamentale per i greci.
La situazione però degenera. I due fratelli sul trono, invece di alternarsi al comando vengono ben presto al conflitto. Polinice è costretto a fuggire ad Argo, dove raduna un esercito per marciare su Tebe e riconquistare il potere perduto. Davanti alle sette porte di Tebe mettono il campo altrettanti capitani nemici che sfidano a duello i migliori tra i tebani. Polinice e Eteocle si sfidano dunque in uno scontro che li vedrà perire entrambi, lasciando vacante il trono del padre.
La popolazione sceglie dunque come re l’anziano Creonte, fratello di Giocasta, che decide di rendere onore al corpo di Eteocle con degni funerali e di lasciare invece quello di Polinice alla mercé delle fiere, insepolto.
La rivolta di Antigone
Tornata in città dopo la morte del padre, Antigone vede lo scempio fatto da Creonte al corpo del fratello. La disposizione del nuovo sovrano è chiara: nessuno dovrà rendere onore al corpo di Polinice che ha tradito la propria patria. Pena la morte. Ad Antigone si pone di fronte una scelta: obbedire alla crudele legge dello zio o ad un richiamo più alto, quello delle leggi naturali degli dei che impongono di onorare la morte di un fratello.
La scelta è presto fatta, col favore delle tenebre Antigone si reca nella piana dove giace Polinice e seppellisce il fratello, permettendo al suo spirito di discendere finalmente nell’Ade. La mattina dopo, Creonte scopre il gesto di sfida e condanna Antigone ad essere sepolta viva per aver osato disobbedire ai suoi ordini. Pentitosi troppo tardi di quel terribile comando, Creonte ordina poi agli uomini di tirarla fuori dalla grotta dove la ragazza è stata murata, ma questi la trovano già morta, forse suicida. Antigone finalmente riposa al fianco dei suoi fratelli.
L’attualità di un mito: Creonte e il politicamente corretto
Il dispotico Creonte, regnante in virtù di una parentela e non del proprio valore, è più vicino a noi nel tempo di quanto non si creda. Egli si sente dalla parte giusta della storia ma infrange la legge inviolabile degli dei e della consanguineità, si oppone all’ordine naturale del cosmo. Così terribile nei suoi giudizi e nell’impartire condanne, Creonte non ha però la forza e il coraggio di applicarle e di prendersene la responsabilità, motivo per cui preferisce lasciare Antigone al suo destino in una grotta murata, piuttosto che darle la morte per sua mano. La vigliaccheria del sovrano, la sua mancanza totale di pietas e l’ostinata opposizione all’ordinamento naturale, lo pongono in un filo diretto con l’attuale dittatura culturale del politicamente corretto.
I nuovi Creonte oggi sono proprio coloro che impongono le proprie idee impartendo condanne morali che sfidano apertamente un ordine più antico e naturale. Sono coloro che, se solo ne avessero i mezzi, applicherebbero la pena di morte a chi osa mettere in dubbio la loro autorità o egemonia.
Essere Antigone oggi
Per questo ad oggi assume un’importanza fondamentale l’esempio della giovane Antigone. La ragazza sa che pagherà le estreme conseguenze per il suo gesto, ma non si rifiuta di obbedire al richiamo del sangue e a leggi non scritte che superano, in autorità, quelle degli uomini. Alla punizione divina per aver lasciato insepolto un fratello, Antigone preferisce la meschina punizione di un uomo, offrendo la propria vita per una causa nobile, per aver fatto la cosa giusta.
L’insegnamento di Sofocle e dei suoi personaggi è intriso di un’attualità disarmante per coloro che ancora oggi si rifiutano di sottostare docilmente alle regole assurde dei Creonte nostrani, preferendo combattere per difendere una visione del mondo naturale. Una visione in armonia con la terra che abitiamo.
Marco Volpetti