Roma, 23 nov – Per comprendere al meglio l’evoluzione delle sottoculture e della terrace culture britannica da fenomeno musicale, culturale e calcistico a vero e proprio allarme criminale per la società del Regno Unito a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, nulla è più emblematico della misteriosa vicenda degli Omicidi dell’Essex (conosciuti anche come Omicidi della Range Rover o Omicidi di Rettendon).
Un triplice omicidio
Siamo al 6 dicembre 1995, nel piccolo villaggio di Rettendon. Contea dell’Essex, nel sud est dell’Inghilterra, distante circa novanta minuti di macchina da Londra. Qui vennero rinvenuti, all’interno di una Range Rover blu scuro, i corpi senza vita e crivellati di colpi di tre noti criminali e spacciatori di droga, vale a dire Anthony “Tony” Tucker, Patrick “Pat” Tate e Craig Anthony Rolfe. I tre sono indissolubilmente legati alla vita di una quarta persona (che per una serie di casualità quella sera non si trovava insieme a loro), vale a dire Carlton Leach, la cui vicenda vi consiglio di approfondire leggendo il libro da lui scritto, Hooligan. L’ultima parola edito in Italia da Altaforte Edizioni.
Carlton Leach, nei primi anni ’80 era stato uno skinhead, un casual, un bodybuilder e un buttafuori nei locali notturni. Ma soprattutto uno dei leader di uno dei gruppi hooligan più famosi e famigerati d’Inghilterra. Vale a dire l’Inter City Firm del West Ham United. Quando nel Regno Unito, in seguito alle stragi dell’Heysel e di Hillsborough, Margaret Thatcher decise di dare un giro di vite al tifo violento, aumentando la sorveglianza di polizia e, soprattutto, le pene detentive, Leach riuscì a levarsi dal giro giusto in tempo per evitare di andare ad affollare, insieme a compagni e nemici di gradinata, le galere di Sua Maestà.
Le sottoculture inglesi: il caso particolare dell’Acid House
In realtà, ad aiutare la Lady Ferro nel suo obiettivo di rendere presentabili gli stadi britannici, concorse una nuova dirompente sottocultura che stava invadendo le strade di tutta l’isola. Stiamo parlando del fenomeno Acid House. Fino ad allora le sottoculture giovanili avevano fatto del confronto fisico con i rivali un punto cardine: dai teddy boys ai mods, dai rockers ai punx e dagli skins ai casuals, la violenza l’aveva sempre fatta da padrona. Invece la Acid House mescolava, come del resto suggerisce il nome, la musica house ed il consumo di ecstasy, droga che invase prepotentemente il mercato.
L’ecstasy però, a differenza dell’alcol e della cocaina, era considerata la “droga dell’amore”, in quanto, sotto l’effetto di essa, anche i più duri degli hooligan sviluppavano per lo più emozioni positivi e di affetto nei confronti del prossimo. Ecco quindi che chi gestiva le discoteche di fatto gestiva il traffico della droga, che inizialmente, proprio a causa del suo effetto calmante degli istinti bellicosi, venne praticamente tollerata dalle forze dell’ordine. Carlton Leach colse subito l’occasione. La vendita di ecstasy divenne il suo vero business, permettendogli di entrare in contatto con figure del sottobosco criminale come Tucker, Tate e Rolfe.
Il Far West inglese
Ovviamente i bei tempi non durarono a lungo, in quanto questo nuovo mercato faceva gola a tanti. E l’Inghilterra e, soprattutto, Londra e l’Essex diventarono una sorta di Far West, con criminali che si affrontavano quotidianamente a suon di sparatorie. Inoltre presto emerse anche il vero volto dell’ecstasy. Non solo creava dipendenza e portava a seri danni alla psiche, ma la gente iniziava pure a morire, anche ragazzi alla prima assunzione. Ecco quindi che, sia la malavita storica (certamente non bisognosa di tanta attenzione mediatica) che la polizia (sempre più pressata dall’opinione pubblica), dovevano porvi rimedio. Ed a farne le spese furono proprio Tucker, Tate e Rolfe, che ormai erano visti come dei pazzi impossibili da gestire.
Ma chi li uccise veramente? La verità giuridica ha condannato due spacciatori rivali (che si sono sempre dichiarati innocenti), semplicemente grazie al “pentimento” di un noto bugiardo e truffatore finito poi sotto protezione. Ma è molto probabile che dietro ci possa essere ben altro. Forse una sorta di patto tra poliziotti e gangster della “vecchia scuola”, per levarsi di torno la patata bollente.
The Rise of the Footsoldier
Sta di fatto che questo episodio segnò l’inizio della fine della Acid House come fenomeno di massa, per consegnarla per sempre alla cultura pop. Sugli Omicidi dell’Essex infatti si sono scritti libri e girati documentari. Ma, soprattutto, sono diventati una sorta di brand grazie alla saga cinematografica The Rise of the Footsoldier (arrivata in Italia come L’ascesa del crimine), voluta dallo stesso Leach, che ha collaborato attivamente alle prime due pellicole. Siamo quindi arrivati a sei film, con un settimo (conclusivo?) in produzione. Oltre ad un videogioco, a dimostrare quanto interesse susciti quell’episodio, anche a distanza di quasi trent’anni. I film, per altro, sono tutti estremamente godibili (in uno vi recita anche Vinnie Jones), accompagnati da una straordinaria colonna sonora, e ci mostrano il tentativo di ascesa al cielo delle sottoculture, come mai prima d’ora era accaduto.
Roberto Johnny Bresso