Passeggiando alcuni anni fa sul grande viale nei pressi del Museo del Prado, a Madrid, in un negozio di articoli per turisti un’intera vetrina esponeva statuette di ogni tipo. Ne vidi una, davvero curiosa. Era la riproduzione di José Antonio Primo de Rivera. Pensai di regalarla ad un mio amico collezionista. Domandai alla giovane commessa di darmene una. «Di chi», fu la risposta. «Di José Antonio!». «Possiamo parlare in inglese?». «Certo». Evidentemente non capiva il mio spagnolo. «Vorrei la statuetta di José Antonio», ripetei. Chiese ad un collega chi era. Nessuna indicazione. Il problema non era linguistico, ma conoscitivo. Allora la pregai di uscire: le avrei mostrato cosa volevo. Era esposto in vetrina. Indicatogli il povero José Antonio, mi disse che aveva solo quella. Erano anni che stava lì e, se la prendevo, mi faceva un prezzo di favore. L’acquisto aveva suscitato la sua curiosità: ma chi è?
Vita di José Antonio
Le illustrai molto brevemente, senza dilungarmi in particolari, la vita di Josè Antonio Primo de Rivera. Era morto piuttosto giovane, trentatreenne. Ma era un malfattore? Troppo difficile spiegarlo. Non si muore solo per aver fatto qualcosa. Ma se lo hanno fucilato avrà pur fatto qualcosa? Mi arresi. Se avessi avuto fra le mani la biografia di Adolfo Alonzo Muñoz La Spagna è un destino! Vita di José Antonio Primo de Rivera (Oaks), gliene avrei fatto dono. È una ricostruzione bellissima. Muñoz (1915-1974), filosofo e professore all’Università di Madrid, in gioventù aveva studiato teologia a Roma, specializzandosi sul pensiero di Sant’Agostino. Nella biografia del fondatore della Falange Española evidenzia almeno due aspetti imprescindibili, epocali: la centralità della gioventù e la questione della religione cristiana.
Primavera di bellezza
José Antonio, nato a Madrid nel 1903, è il figlio del generale Miguel, che attraverso un colpo di mano si impossessa del potere in Spagna, tenuto dal 1923 al 1930. Curzio Malaparte, nella sua radiografia di come si conquista il governo con la forza, gli dedica un’esaustiva trattazione.
Ma il figlio è molto diverso dal padre. Innanzitutto, José Antonio è un cattolico di saldi convincimenti. E segue quel percorso, proprio di molte biografie ed esperienze politiche europee, di avvicinamento al fascismo. Il fascismo, negli anni Venti del XX secolo, è una grande calamita di attrazione per i giovani animati da convinta fede cristiana. Robert Brasillach, gravitante nell’orbita dell’Action française; Léon Degrelle, fondatore del movimento politico belga Rex; Corneliu Zelea Codreanu, fondatore del Movimento legionario romeno richiamantesi all’Arcangelo Michele. Sono nati nel corso di un decennio: Codreanu è del 1899; José Antonio del 1903, Degrelle del 1906, Brasillach del 1909.
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Come mai decidono di avvicinarsi al fascismo? Sono tutti convinti che la loro nazione (come l’Europa e l’Occidente) stia vivendo una crisi morale e spirituale irreversibile. Il liberalismo è agonizzante. L’alternativa comunista, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, è un rimedio peggiore. Il fascismo appare loro come la terza via. L’unica soluzione in grado di amalgamare lo spirito rivoluzionario (aprirsi alla modernità) con la conservazione degli elementi fondativi nazionali. La loro salda dottrina religiosa li porta, attraverso percorsi diversi ma tutto sommato simili, a vedere nel fascismo una…