Roma, 20 feb – Il nuovo adattamento cinematografico di Niente di nuovo sul fronte occidentale sbanca ai Bafta e si candida tra i favoriti agli Oscar di quest’anno.
Il trionfo di Niente di nuovo sul fronte occidentale ai Bafta
Niente di nuovo sul fronte occidentale del tedesco Erich Maria Remarque, basato sull’esperienza in trincea nella Prima Guerra Mondiale dello stesso autore, è considerato un manifesto della letteratura pacifista e anti-militarista. Dopo un primo adattamento nel 1930 e un film per tv nel 1970, a quasi una secolo di distanza dall’uscita del libro ci ha pensato Edward Berger a trasporlo nuovamente su schermo. Il film è una produzione tedesca, ma è stato distribuito da Netflix. Sicuramente è stato il protagonista indiscusso dei Bafta, tanto da essere stato candidato addirittura in 14 categorie, riuscendo a portarsi a casa ben 7 statuette, tra cui miglior film, miglior regista, miglior film non in inglese, sceneggiatura non originale, cinematografia, colonna sonora e effetti sonori. Un successo che ora si potrebbe ripetere agli Oscar.
A quando un film su Nelle tempeste d’acciaio?
Fedele allo spirito del romanzo, la pellicola di Berger vorrebbe mettere in luce l’insensatezza e l’assurdità della guerra, finendo spesso per appesantire retoricamente e moralisticamente il racconto. Così gli ufficiali e gli Junker tedeschi sembrano tutti dei pazzi, degli assetati di sangue, delle macchiette che vogliono più bene al proprio cane che alla truppa. Al contrario, la diplomazia tedesca che tratta col nemico per la resa, quella a cui nel dopoguerra verrà imputato il famoso “colpo alle spalle”, viene descritta con toni quasi salvifici. Oltre al grande impatto visivo, a distinguersi nel film c’è il rapporto tra i soldati in trincea, legati da un autentico spirito di corpo e fratellanza, capace di andare al di là anche delle distinzioni di classe. Il film si lascia andare completamente nel finale, portando il suo messaggio anti-militarista a un tale livello di eccesso e inverosomiglianza da scadere nel ridicolo. Viene così voglia di rileggere l’altro grande romanzo di guerra tedesca, Nelle tempeste d’acciaio di Ernst Jünger, capace di dare alla guerra la dimensione che le è più propria, quella dell’epos. Anzi, a maggior ragione verrebbe voglia di chiedersi quanto dovremo aspettare per vedere una sua trasposizione al cinema. Ma, forse, un tempo come il nostro ne è semplicemente incapace.
Michele Iozzino
1 commento
Il mantra vigente è “beata una società che non ha bisogno di eroi”, razionalizzato a tal punto da far passare un eroe come un povero ingenuo (o peggio); questa è pura follia e menzogna verso sé stessi.