Roma, 12 set – Tema affascinante e controverso, quello della biografia nel mondo classico. Al di là del poter davvero raccontare una vita (“Chi sei tu? Domanda abissale”: a ricordarlo è Carl Schmitt), la biografia ‘classica’ pare comunque meno interessata alla verità e più all’aneddoto, specie se suggestivo, divertente o spiazzante, e non lesina vere e proprie invenzioni, se funzionali allo scopo.
Storia o biografia?
D’altronde, è notissimo l’adagio plutarcheo, posto all’inizio della Vita di Alessandro: “Non scrivo storia, ma biografia”, in quanto episodi o fatti apparentemente irrilevanti potevano, più di eventi storici notissimi, illuminare il carattere, l’ethos, del protagonista, che era poi il fine del sapiente di Cheronea. Ma per i Greci anche (soprattutto?) i filosofi meritavano una biografia. Diogene Laerzio scrive un’opera celeberrima dedicata alle vite dei filosofi, Porfirio e Giamblico compongono, rispettivamente, una Vita di Pitagora e una Vita pitagorica, Filostrato una sui sofisti (oltre la famosissima Vita di Apollonio di Tiana), il nostro Eunapio una intitolata Vite di filosofi e sofisti.
Ora Maurizio Civiletti, nella sua introduzione all’edizione Bompiani del testo di Eunapio, evoca l’immagine (pensare per immagini e non per concetti: è la grande lezione di Ludwig Klages) del “pagan holy man” per indicare il ‘filo rosso’ che lega le ventitre vite eunapiane. Scrive Civiletti: “Eunapio seleziona gli aspetti mitici e sacrali della speculazione e dell’attività dei filosofi neoplatonici, e in particolare di Giamblico e dei suoi successori,…anteponendo la componente mistico-teurgica del loro magistero a quella metafisico-speculativa, e facendo delle loro doti taumaturgiche il simbolo stesso della loro paradigmatica eccezionalità”.
Come un Giano bifronte
Pochi mesi fa, le Edizioni di Ar hanno scelto di pubblicare, proprio traendola dall’opera di Eunapio, la vita di Massimo d’Efeso, con un titolo e un sottotitolo ‘parlanti’: Il Maestro dell’Imperatore. Massimo il teurgo e Giuliano il Grande. Il volume, composto da una puntuale introduzione del curatore, Claudio Mutti, e, accompagnati dal testo originale a fronte, dalla vita di Massimo e dalle epistole a lui indirizzate dall’imperatore Giuliano, è dunque centrato sul filosofo-teurgo responsabile, in Efeso, dell’iniziazione dello stesso Giuliano e della sua ‘conversione’ all’ellenismo. Vicende lontanissime dunque. Ma, lungi dall’essere frutto di mera passione antiquaria o di venerazione ‘necrofila’ per un passato che non è più da tempo, questo piccolo libro è piuttosto l’ennesimo tassello di una ricostruzione genealogica iniziata decenni fa dalle Ar che, come un Giano bifronte, guarda al passato proprio perché fissa il futuro.
Giovanni Damiano
5 comments
Poi, se lo chiamavano Quattrocchi, si offendeva.
“Chapeau” a G. Damiano per aver portato la mente del lettore a considerare le meraviglie del mondo classico, soprattutto dopo gli allucinanti starnazzamenti della sig.ra Lucia… io – sara’ che sono stato immerso nel ‘classicismo’ dalla nascita – continuo a ripetere che la grandezza della Grecia (e di Roma) hanno influenzato tutta (TUTTA) la storia della civilta’ Occidentale… “Graecia capta ferum victorem cepit…” (Horace (Epistles 2.1.156))… le radici della nostra cultura (in tutti – e dico TUTTI – i suoi campi di applicazione) si trovano sulle sponde dell’Egeo o del Tirreno… penso, ad esempio, al c.d. “pi greco”, calcolato A MANO da Archimede (non ricordo fino a quale decimale) ovvero alla mera espressione “elektron”… tempo fa lessi che, se i filosofi Greci avessero compiutamente compreso le implicazioni tecnologiche delle loro scoperte, noi si sarebbe viaggiato in treno od in automobile molti secoli prima…
Ringrazio per l’attenzione
L’ acqua sotto i ponti è sempre la stessa…
È solo un po’ più inquinata.
Appunto! Si soluzioni su aggiunto improprio, tossico e nocivo! Ma l’ acqua è sempre acqua.