Roma, 25 gen – Grumello Cremonese è un piccolo paese in provincia di Cremona. Non è particolarmente conosciuto all’interno del territorio lombardo se non per la meravigliosa Villa Affaitati, una costruzione tipicamente rustica del XVI secolo. A Grumello Cremonese, però, è nato un grande soldato del primo conflitto mondiale e della guerra d’Etiopia: Luigi Valcarenghi.
La guerra sul Carso
Della medaglia di bronzo al valor militare che Valcarenghi ottenne sul fronte del Carso non si conosce molto, nemmeno il motivo o l’occasione nella quale gli è stata conferita. Certo è che il soldato, classe 1891, fu uno dei più valorosi del suo battaglione. In particolare, dopo i primi due anni di guerra sul fronte friulano, venne impegnato sul fronte libico a combattere per poi ritornare, una seconda volta, in Italia.
In questo caso, però, il soldato lombardo fu chiamato al contrattacco, essendo uno dei primi a riattraversare le sacre sponde del fiume Piave e combattere contro gli austriaci in ritirata. Per il suo coraggio ed il suo valore, Luigi Valcarenghi venne promosso a maggiore. L’immediato dopoguerra fu un periodo travagliato in Italia ma il soldato, da ex combattente da prima linea, sostenne il fascismo fin dagli albori. Partecipò alla Marcia su Roma e si arruolò all’interno del corpo delle Camice Nere.
Volontario in Africa
Dopo essersi arruolato nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, Luigi Valcarenghi partì alla volta dell’Africa per combattere in Etiopia. Della sua esperienza nel Corno d’Africa si conosce gran poco, tuttavia si sa che trovò la morte, con il suo fidato amico Reginaldo Giuliani, durante la Battaglia di Passo Uarieu il 21 gennaio 1936.
In suo onore venne conferita la medaglia d’oro al valor militare: “Minorato in salute per una grave forma intestinale, rimaneva all’accampamento, disdegnando il ricovero in luogo di cura. Informato dell’imminente impiego del battaglione domandava ed otteneva di riassumere il comando. In aspra lotta, circondato da soverchianti forze nemiche, prodigandosi con eccezionale valore ed alto entusiasmo, riusciva a fronteggiare la grave situazione. Ferito da arma bianca, rifiutava ogni soccorso, ingiungendo, a quanti si erano portati presso di lui: « Fate il vostro dovere, pensate al mio battaglione ». Raggiunto da un forte gruppo di armati che avevano riconosciuto in lui il capo, nuovamente colpito ad una mano, stremato di forze, riusciva ad uccidere uno degli assalitori, mentre intorno a lui cadevano quanti erano accorsi in sua difesa. Un ultimo colpo di arma bianca troncava la sua generosa esistenza, tutta dedita al dovere ed alla Patria. Già distintosi per perizia e valore nel combattimento di Abbi-Addi il 18 dicembre 1935”.
Tommaso Lunardi