Roma, 9 lug – Il pensiero unico unidimensionale ha generato un clima di “gogna pubblica e ostracismo”, per questo vi è la necessità del “dibattito pubblico e della tolleranza delle differenze”, che in questo momento sono messi in pericolo dal “conformismo ideologico”. E’ quanto scritto in una lettera aperta, pubblicata da Harper’s Magazine, da un nutrito gruppo di intellettuali, artisti, musicisti e scrittori. I firmatari sono 150 e tra questi figurano nomi di spicco, celebri a livello internazionale per le loro opere. Personalità del calibro di Noam Chomsky, Roger Cohen, Francis Fukuyama, il jazzista afroamericano Wynton Marsalis, la scrittrice femminista Margaret Atwood, il campione di scacchi Garry Kasparov. Ma anche J.K. Rowling, autrice di Harry Potter attaccata a più riprese dai buonisti per le sue affermazioni giudicate “razziste” e “transfobiche”, e Salman Rushdie, celebre autore dei Versetti satanici colpito da una fatwa.
La sinistra messa alla gogna dalla sinistra
Insomma non parliamo di un novero di pensatori appartenenti all’alveo del sovranismo brutto e cattivo. Anzi, scorrendo l’elenco dei 150 firmatari dell’appello si notano per lo più personalità a lungo coccolate dalla sinistra e ritenute fulgidi esempi di acuti pensatori in lotta contro l’intolleranza. Ma come spesso sottolineato su questo giornale il pensiero unico è la morte della libertà. Se vogliamo, la negazione del pensiero stesso, visto che non contempla opinioni diverse. E adesso inizia a stufare anche artisti e scrittori che evidentemente hanno aperto gli occhi, inquadrando alla perfezione l’attuale deriva orwelliana. Una deriva accentuata ancor di più nelle ultime settimane dall’ondata iconoclasta in salsa antirazzista che punta a cancellare il passato “scomodo”.
Di qui la lettera in questione, in cui gli intellettuali firmatari scrivono che si è “intensificata una nuova serie di atteggiamenti morali e impegni politici che tendono a indebolire le nostre norme di dibattito aperto e tolleranza delle differenze a favore del conformismo ideologico”. Per rimarcare la loro collocazione politica, i 150 intellettuali scrivono che “il libero scambio di informazioni e idee, linfa vitale di una società liberale, sta diventando sempre più limitato”, ma “mentre ci aspettiamo questo dalla destra radicale, la censura si sta diffondendo ampiamente anche nella nostra cultura“. E puntano il dito contro le “richieste di punizioni rapide e severe in risposta a trasgressioni percepite come tali del linguaggio e del pensiero”.
Politicamente correttissimo
Perché “il modo per sconfiggere le cattive idee è attraverso l’esposizione, l’argomentazione e la persuasione, non cercando di zittire o desiderando che spariscano“. Insomma a sinistra c’è chi si sta accorgendo che la censura politicamente corretta è un’idiozia pericolosa che colpisce anche il politicamente corretto. Perché in fondo anche se appartieni allo squadrone vincente del politicamente corretto alla fine scopri che c’è sempre qualcuno più politicamente corretto di te, che potrebbe prendere il sopravvento e metterti a tacere, relegandoti nella selva oscura dei cattivi da abbattere. Benvenuti nel 1984 signori, pardon nel 2020.
Eugenio Palazzini