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Autonomia regionale, un disegno di legge con troppi aspetti problematici

by Daniele Trabucco
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Roma, 28 mag – A proposito del disegno di legge sull’autonomia regionale. La richiesta di particolari forme e condizioni di autonomia da parte delle Regioni ad ordinamento comune, ai sensi del comma 3 dell’art. 116 della Costituzione vigente, richiede la previa definizione dei c.d. LEP, ossia i livelli essenziali delle prestazioni, riconosciuti come prioritari rispetto a qualsiasi regionalismo per assicurare a tutti i cittadini i servizi essenziali. Questi devono essere definiti, secondo l’articolo 117, comma 2, lett. m) del Testo costituzionale vigente, con una legge ordinaria dello Stato. Il disegno di legge di iniziativa governativa (A.S. n. 615/2023) li affida, invece, ad uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore (art. 3), cioè ad una fonte sub-secondaria di produzione del diritto.

Disegno di legge sull’autonomia regionale: gli aspetti problematici

C’è, dunque, nel Testo fondamentale una riserva di legge che il disegno di legge in esame non soddisfa (Staiano). Inoltre, nonostante si continui ad insistere, da parte dei Presidenti delle Giunte regionali, sulle “materie”, va ricordato come queste siano semplici “etichette” riempite di contenuti dalla giurisprudenza della Corte costituzionale sia prima, sia dopo la riforma del Titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001. Al loro interno (Morrone) vi sono interessi pubblici complessi sui quali pendono i criteri elaborati dal giudice delle leggi nella sua attivitá di riscrittura della distribuzione delle competenze, sotto il profilo legislativo, tra lo Stato e le Regioni ordinarie: criterio di uniformitá, di prevalenza, di chiamata in sussidiarietá.

Questo significa che a Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna o alle altre Regioni che intendono richiedere “maggiore autonomia” arriveranno, in ipotesi non scontata di conclusione del procedimento, solo frammenti di competenze con conseguenze negative in termini di parcellizazzione dei centri decisionali a seconda dell’allocazione dell’interesse. Si possono fare tutte le riforme che si vogliono, ma il problema rimane la  classe dirigente. Diceva Winston Churchill: “Il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”.

Prof. Daniele Trabucco – Avvocato Filippo Borelli

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1 commento

fabio crociato 28 Maggio 2023 - 10:24

Ancora dobbiamo lavorare, operare, studiare su queste regioni anacronistiche, nate negli anni sessanta fondamentalmente per dividere la torta tra delegati ad un controllo insipiente ?
Ma non è bastata neppure la ridicola gestione pandemica per comprenderne gli interessati limiti ?
Se proprio si vuol divedere per questioni fondamentalmente pragmatiche, lo si faccia almeno in modo naturale, Italia dell’ Est ed Italia dell’ Ovest -alba e tramonto insomma-, avrebbe almeno un senso.
Per il resto, per le differenze di terra, ci sa pensare sempre il popolo migliore senza bisogno di alcun andazzo farraginoso e speculativo.

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