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L’arte come racconto di vita: per un ritorno alla realtà contro la deriva qualunquista

by La Redazione
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Roma, 13 ott – Ispirandosi ad una bellezza, esponendo un opinione o semplicemente raccontando qualcosa dal proprio cuore o dal proprio intelletto, l’uomo ha sempre avuto bisogno di esprimersi in qualche modo attraverso la scrittura, la musica e l’arte visiva come per esempio pittura e scultura. È proprio questa necessità che collega saldamente la vita umana all’’arte. Alcune persone la studiano, altre l’apprezzano ed altre ancora la vivono quotidianamente “in prima linea” generando frequentemente arte (ovviamente una non esclude l’altra) rafforzando sempre di più questo cerchio.

L’arte come vita

Storicamente parlando, l’uomo ha sempre seguito pari passo la corrente artistica in cui esso viveva, cosa che ora purtroppo sta andando a perdersi.

Le correnti artistiche primitive, medioevali, rinascimentali e barocche hanno scandito i giorni e la vita comunitaria, dalle classi sociali popolari a quelle nobiliari, attraverso una funzione coesiva. L’epoca del romanticismo diede inizio al culto dell’ego personale, autodevozione che molti artisti vivono anche nei giorni nostri. L’uomo ha trovato anche messaggi di speranza attraverso l’arte. Esempio calzante è il futurismo che ebbe una funzione dirompente, di rottura e di provocazione ma che canalizzò gli italiani verso l’esigenza di buttarsi alle spalle un ormai passato lasso di tempo soffocante che andava stretto al popolo e generando in esso una vera e propria esigenza di gettarsi verso un futuro migliore costruito mattone dopo mattone con le proprie mani. Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti furono amati dagli italiani, oltre che per le bellezze che uscivano dalle loro penne e azioni politiche, proprio perché in loro intravedevano genuinità e speranza. Son proprio questi sentimenti e queste emozioni che stanno venendo a mancare sempre di più in questi tempi. Ci sarà nuovamente qualcosa che darà una forte scossa al mondo contemporaneo, raddrizzandolo? A questa domanda, purtroppo, per il momento non esiste una risposta corretta anche se il cuore ci fa sperare che sia: “Sì”.

L’inconsistenza dell’arte contemporanea

Il mondo dell’arte odierno sta diventando un grande calderone di qualunquismo e politicamente corretto dove non conta più il cuore, ma il soldo, e produce decine e decine di migliaia di prodotti apparentemente diversi ma, se esaminati un minimo, in realtà uno uguale all’altro, cavalcando ciò che le persone vogliono sentirsi dire e non ciò che realmente l’artista vuole dire. Van Gogh in vita vendette solamente un quadro, ora è uno dei pittori più conosciuti di sempre. Esempio che dimostra quanto l’arte fosse un’esigenza di raccontare ciò che si aveva dentro, e non di imboccare le persone con un cucchiaino di nulla cosmico. La mancanza di una vera e propria corrente artistica basata su valori reali, d’altri tempi, e non su ciò che fa comodo (e spesso, per molti, “figo”) dire, è di una gravità indescrivibile poiché è proprio dall’arte che molto spesso nascono i sogni. Un uomo senza sogni non è altro che un insieme di carne e viscere vuoto al suo interno.

Simone Moroni

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1 commento

Porfirio 13 Ottobre 2019 - 4:43

Verissimo ottimo articolo che condivido in pieno forse l’ultimo esempio di un’arte che ancora aveva un significato era quella del premio Cremona di cui Sgarbi ha curato una bella mostra proprio nella splendida cittadina lombarda recentemente – dopo di che la finanza ha preso il sopravvento e la sedicente arte contemporanea salvo poche eccezioni (mi viene in mente brancusi in scultura e mario botta in architettura) è diventata solo una forma più raffinata ed elitaria di pubblicità

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