Roma, 15 mag – La questione riguardante la sostituzione etnica è tornata di attualità dopo una dichiarazione di Francesco Lollobrigida. Intervenendo al congresso della Cisal, il ministro ha affermato: “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada”. Per contestualizzare tale dichiarazione, abbiamo analizzato i dati dell’Istat sugli stranieri residenti in Italia e sulle acquisizioni di cittadinanza, nonché le stime della Fondazione Ismu sugli immigrati irregolari.
Sostituzione etnica? In soli 20 anni, meno 3,5 milioni di italiani e più 5 milioni di stranieri
Come ormai è noto, la sostituzione etnica non è un complotto di suprematisti bianchi ma un documento delle Nazioni Unite del 2000, chiamato “Replacement Migration”, dove si consigliava all’Italia di favorire l’arrivo di circa 400mila immigrati all’anno per supplire alla costante denatalità. L’Italia non ha però rispettato completamente quella raccomandazione: negli ultimi 20 anni, gli stranieri sono aumentati di oltre 5 milioni, tra immigrati regolari, clandestini e nuovi italiani.
Gli stranieri, regolari o clandestini, e i nuovi italiani sono passati dai 2.064.373 del 2003 ai 7.240.716 del 2022. Mentre la popolazione immigrata residente cresceva, il numero degli italiani calava, passando da 55.756.697 del 2003 a 52.299.417 del 2022, ben 3,5 milioni in meno.
Nel 2003, gli italiani erano il 96 per cento della popolazione residente, gli stranieri il 4 per cento. Nel 2022, gli italiani sono diventati l’88 per cento della popolazione residente, gli stranieri il 12 per cento. Quindi, in soli 20 anni, gli stranieri sono aumentati del 251 per cento. Dopo la flessione del 2012, la percentuale di stranieri ha ripreso ad aumentare con la grande ondata di immigrazione iniziata nel 2013.
Gli stranieri regolari e il tasso di fecondità
Una cultura diversa deve essere assimilabile per essere facilmente integrata in un nuovo Paese. Questa semplice teoria è già stata dimostrata in Nazioni con una storia di immigrazione più datata rispetto a quella italiana. In Francia, ad esempio, nonostante si sia già arrivati alle seconde e terze generazioni di immigrati, la vera integrazione sembra ancora un miraggio, tra banlieue e “no go zone”.
Nel 2022, con una popolazione nettamente più giovane rispetto a quella italiana (gli under 30 stranieri sono il 36 per cento del totale degli stranieri, gli under 30 italiani sono il 27 per cento del totale degli italiani), gli stranieri regolari sono per il 28 per cento comunitari, per il 20 per cento europei extra Ue, per il 23 per cento africani, per il 22 per cento asiatici e per il 7 per cento americani. In 20 anni, la popolazione africana è cresciuta del 175 per cento, quella asiatica del 289 per cento. Nel 2022, le prime cinque nazionalità africane presenti in Italia erano Marocco, Egitto, Nigeria, Senegal e Tunisia, mentre quelle asiatiche erano Cina, India, Bangladesh, Filippine e Pakistan.
In 20 anni, i figli nati da genitori stranieri sono passati dal 6 per cento del totale al 14 per cento. Però nel 2014, nonostante la popolazione straniera sia aumentata, c’è stata una lieve inversione di tendenza dovuta principalmente al decremento del tasso di fecondità delle donne straniere, passato dal 2,82 del 2002 al 1,87 del 2021.
Quindi, è ormai una tendenza accertata che le donne straniere fanno meglio figli come le donne italiane, anche a causa delle quasi inesistenti politiche strutturali a favore della famiglia. Ciò significa che gli stranieri difficilmente riusciranno nel breve periodo a scongiurare la costante denatalità in Italia. Infatti, nel 2022, nonostante un aumento della popolazione straniera del 251 per cento, l’Italia è entrata nel cosiddetto inverno demografico con sole 390mila nascite.
I permessi di soggiorno
Dal 2012 al 2021, l’Italia ha concesso un totale di 2,2 milioni di permessi di soggiorno: solo il 15 per cento per lavoro, il 21 per cento per asilo, richiesta di asilo e protezione umanitaria, ben il 47 per cento per ricongiungimenti familiari.
Il 34 per cento dei permessi di soggiorno è stato concesso ad africani, il 32 per cento ad asiatici, il 21 per cento a europei non comunitari e il 13 per cento ad americani.
Il 2017 è stato l’anno con più concessioni di permessi di soggiorno per immigrati sbarcati in Italia, anche a causa di un utilizzo anomalo rispetto ad altri Paesi europei della protezione umanitaria. Su 27 Paesi dell’Unione europea, solo 11 applicano sistematicamente la protezione umanitaria. L’Italia faceva ed è tornata a fare, dopo la cancellazione dei Decreti Sicurezza di Matteo Salvini, un largo uso di questo tipo di protezione. In media, dal 2014 al 2018, gli immigrati beneficiavano della protezione umanitaria nel 22 per cento delle richieste di asilo totali. In Germania, solo il 5 per cento mentre in Francia non viene nemmeno applicata. Ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Dal 2012 al 2021, l’Italia ha concesso un totale di 472.944 permessi di soggiorno per asilo, richiesta di asilo e protezione umanitaria. Il 61 per cento di questo tipo di permesso di soggiorno è stato accordato ad africani (di cui ben il 18 per cento a nigeriani), il 30 per cento ad asiatici (di cui il 13 per cento a pakistani e l’8 per cento a bengalesi).
Negli ultimi 5 anni, l’Italia è stato il Paese europeo che ha concesso più cittadinanze
L’Italia è il Paese dell’Unione europea con il maggior numero di acquisizioni di cittadinanza da parte di cittadini stranieri dal 2017 al 2021, ben 640mila, ovvero il 18 per cento del totale europeo. Seguono la Germania (605mila), la Francia (551mila) e la Spagna (526mila). Negli ultimi 10 anni, invece, l’Italia è seconda, dietro soltanto alla Spagna, 1.314.997 acquisizioni di cittadinanza verso 1.317.614.
In Italia, ben il 41 per cento delle acquisizioni di cittadinanza è stato concesso per “acquisto volontario” (ascendenza in linea retta fino al secondo grado di cittadini italiani) e, per la stragrande maggioranza, per “nascita sul territorio italiano da genitori stranieri”, ovvero è stata concessa alle cosiddette seconde generazioni. Dal 2012 al 2021, il 20 per cento delle acquisizioni di cittadinanza è stato concesso agli albanesi e il 18 per cento a marocchini.
È sostituzione etnica in Italia?
In soli 20 anni, gli stranieri (regolari, clandestini e nuovi italiani) sono aumentati del 251 per cento. Dal 4 per cento del 2003, sono passati al 12 per cento della popolazione totale residente. Se i dati demografici non saranno invertiti attraverso politiche strutturali a favore della natalità, gli italiani continueranno a diminuire, rischiando di diventare una minoranza tra qualche decennio. Quindi, sulla base dei dati esposti in questo articolo, si può confermare che in Italia è in atto una sostituzione etnica, come in altri Paesi europei.
Francesca Totolo
1 commento
E come fanno a conoscere il numero di irregolari? Hanno fatto un censimento per conteggiarli? La sostituzione etnica in Italia (e tutta Europa) non la ferma più nessuno. Una guerra soltanto potrebbe ma non la vincono gli italiani chiaramente