Roma, 13 set — “Margherita e Andres avrebbero diritto a metà del presidio genitoriale: se stessero male, solo io potrei andare al pronto soccorso. È aberrante”: con queste parole, Tiziano Ferro ha comunicato dalle pagine di Rolling Stone la sua intenzione di non richiedere la cittadinanza italiana per i suoi (?) due bambini, riaccendendo la polemica sui presunti diritti negati in Italia alle formazioni sociali composte da due uomini o due donne che, facendo ricorso a tecniche vietate nel nostro Paese, si sono procurati dei bambini fuori dal territorio nazionale.
Tiziano Ferro e quei figli “corpo del reato”
Niente di nuovo sotto il sole, dacché le cronache delle testate progressiste pullulano di storie vibranti e toccanti di coppie che sono ricorse all’utero in affitto per ottenere l’agognato pargolo e che, tornate a casa, pretendono – sì, pretendono – dallo Stato il riconoscimento giuridico di una condizione che, per l’ordinamento italiano, è conseguenza della consumazione di un reato. Sì, perché per la legge italiana “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.”
Insomma, quei piccoli, commissionati, prodotti e fatti oggetto di compravendita per la soddisfazione dei desideri di adulti tanto danarosi quanto egoisti, vengono al mondo – quasi corpo di reato – in una condizione umana e giuridica già irreparabilmente segnata.
Il diritto di avere una mamma
Ora, qualcuno dovrebbe spiegare a Tiziano Ferro che Margherita e Andres non vivono con il “presidio genitoriale” dimezzato perché la Repubblica Italiana è omofoba, medievale ed escludente ma perché lui e il suo partner hanno deciso che il loro desiderio di avere dei bambini fosse di gran lunga superiore al diritto dei bambini medesimi ad avere una mamma. Il fatto che la questione non venga neppure sfiorata dall’ugola d’oro, quasi che venire strappati alla donna che li ha portati in grembo e partoriti sia, per i due bambini, una cosa priva di rilevanza – al contrario che essere portati al pronto soccorso dall’altra metà del presidio genitoriale farlocco – disegna plasticamente il livello di sovvertimento della realtà a cui questa gente è giunta, totalmente ottenebrata dall’idea, in voga negli ultimi decenni, che qualunque cosa si desideri debba assurgere al rango di diritto.
Innocenti usati a mo’ di ariete
Su una cosa, però, Tiziano Ferro ha ragione: tutto questo è aberrante. È aberrante che, perfettamente consapevoli di commettere quello che per la legge italiana è un reato, decine di coppie commissionino all’estero la produzione – suona crudele ma questo è – dell’oggetto del loro desiderio e, tornati in Italia lo usino a mo’ di ariete per forzare i limiti del nostro ordinamento: “ormai questi bambini ci sono e bisogna tutelarli”, è il mantra che sentiamo ripetere a questa gente.
A pensar male, potrebbe sorgere il sospetto di una dolosa preordinazione: l’idea che in qualche caso questi bambini siano venuti al mondo per fornire ad attivisti e fanatici il casus belli è terribile ma, purtroppo, non inverosimile. Mettere lo Stato davanti al fatto compiuto invocando “il miglior interesse del minore” è spregevole quanto efficace: significa usare la vita umana per scopi politici, per ottenere il riconoscimento di ciò che è oltre e contro la natura, la scienza, la biologia. Perché non esistono figli di due mamme. Non esistono figli di due papà. Chi ne è capace, provi il contrario.
Dalila di Dio
1 commento
[…] sinistra alfiera dei «diritti per tutti». E per sdoganare la compravendita di bambini tramite utero in affitto (illegale in Italia) alle coppie gay, non la vuoi chiamare in trasmissione l’imprescindibile […]